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Dybbuk - Rassegna stampa Anime in scena, per non dimenticare di Ugo Ronfani Il Giorno - 18 marzo 1995 Milano - Nel ‘45, finita la guerra, in un caffè di Vienna un avventore ebreo chiede il “Völkischer Beobachter”, giornale del partito nazionalsocialista di Hitler. Il cameriere dice che quel giornale non c’è più. Ma il giorno dopo l’avventore rinnova la richiesta e così per quindici giorni. Allora il cameriere fa: “Scusi, signore, perchè tutti i giorni lei mi chiede il “Völkischer Beobachter” se io ripeto che non c’è più?” Risposta: “Appunto per sentirmi ripetere che non c’è più”...
“Dybbuk”, voci yiddish lontane sempre presenti di Oliviero Ponte Di Pino il manifesto - 24 marzo 1995 In questo fine secolo - un secolo che si è macchiato dei peggiori massacri della storia, e che si sta chiudendo con altre stragi d’innocenti, da Sarajevo al Ruanda, dall’Algeria al Chiapas, e da domani anche altrove - assumono un rilievo ancora più lancinante fue antiutopie teatrali: quella delineata da Jean Genet nel saggio La strana parola di...dove s’immaginava di recitare nei cimiteri; e quella teorizzata e praticata da Tadeusz Kantor nel suo “Teatro della Morte”. Da queste visioni, e dalla riflessione sulla possibilità della poesia e sul concetto di Dio dopo Auschwitz, si è messo Moni Ovadia (in collaborazione con Mara Cantoni) per approdare a Dybbuk...
di Maria Grazia Gregori L’Unità - 18 marzo 1995 Per ricordare, ma senza ideologia della morte, Moni Ovadia ha avuto un successo clamoroso al Franco Parenti con “Dybbuk”, riscrittura fra passato e presente non solo del classico yiddish di An-ski che dà il titolo allo spettacolo, ma anche del “Canto del popolo massacrato” di Yitchak Katzenelson, poema epico in quindici canti sullo sterminio degli ebrei dell’est...
di Franco Quadri La Repubblica - 4 aprile 1995 Moni Ovadia continua la rivisitazione del teatro ebraico in chiave personale e, con la sua magnifica TheaterOrchestra, ora passa dal divertimento del cabaret al grande requiem...
L’Olocausto urla ancora La Stampa - 9 aprile 1995 Non sarà facile dimenticare il “Dybbuk” che Moni Ovadia presenta al Franco Parenti di Milano. Raramente abbiamo assistito a un rito teatrale tanto misterioso e necessario, tanto risentito e struggente, da credere di essere finiti non fra le fascinazioni di un fantasma scenico, ma nel cuore della tragedia più lunga della Storia...
La memoria tagliente di Moni La Voce - 18 marzo 1995 “Ricordarsi di non dimenticare” sta scritto sul questionario distribuito nel foyer del Teatro Franco Parenti, per un Museo Ebraico dell’Olocausto a Milano. E la memoria è il motivo ispiratore di “Dybbuk”, l’ultimo spettacolo di Moni Ovadia e Mara Cantoni...
Le anime di milioni di vittime tornano a cantare l’indicibile Il Corriere della Sera - 18 marzo 1995 Meglio dirlo subito: il Dybbuk di Moni Ovadia e Mara Cantoni non è fatto per chi crede che si debba o si possa dimenticare ciò che è successo in Europa mezzo secolo fà. O forse, invece, è fatto proprio per loro: ma come il rimorso è fatto per i colpevoli e la giustizia per gli ingiusti... |