Dybbuk-storia
 

Dybbuk - Storia

(...) Un Dybbuk è, nella tradizione ebraica, l’anima di una persona morta prematuramente e di morte violenta che, avida di vita, possiede il corpo di un vivo al fine di compiere fino in fondo il suo destino.
Il Dybbuk è, nella letteratura yiddish, un dramma in quattro atti di Shlomo Rapoport detto An-Ski (Vitesbk 1863-Varsavia 1920) andato in scena al Teatro Habima di Mosca nel 1920 per la regia di Vakhtangov - dramma in cui si consuma, in un clima mistico-cabbalistico, una storia d’amore e di possessione dai tratti fortementi espressionisti. Per gli autori questo Dybbuk è uno spettacolo sulla Shoa, che trova nel concetto di Dybbuk la sua idea forte: i morti dell’Olocausto sono ancora fra noi e chiedono di farci carico delle loro vite spezzate.
Del Dybbuk di An-Ski vengono mantenute le figure degli sposi predestinati, assunti a simbolo di tutte le coppie mancate, deportate, uccise. E’ un intero mondo, pulsante di poesia, musica e lingue proprie che ancora preme alle soglie della coscienza e che nel teatro, luogo per eccellenza di confine e d’incontro tra gli esseri e i loro fantasmi, ci trascina con sè vincendo sulla più violenta delle maledizioni - come quella che Ytzkhak Tatzenelson scrisse “Ai cieli” nel 1943 - e costringendoci a un impegno che è insieme di cultura e di vita.

(Testo estratto dal programma di sala dello spettacolo, Teatro Franco Parenti)

   
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