Il capolinea della decenza
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  L' esondazione di scandali legati alla corruzione politica, ha travolto ogni livello di guardia. Questo disastro vero e proprio può provocare molte reazioni: indignazione, collera, disgusto ma non dovrebbe suscitare stupore. Personalmente lo considero l'esito inevitabile del ventennio dominato dalla sottocultura berlusconiana del "faccio quel cazzo che mi pare". Questo slogan, che è stato l'unico vero programma politico della destra targata Forza Italia-CdL-PdL, è nato molto prima della discesa in campo, è nato con la disgustosa legge Mammì ottenuta con la complicità di politici complici e disinvolti (gli eufemismi sono solo una scelta di stile) per demolire una delle precondizioni della democrazia, ovvero che nessuno possa accumulare tanto potere nei media. Lo scempio è proseguito con la scelta micidiale di sbarrare il passo alla legge sul conflitto di interessi. In tale scelta, si è esercitata con zelo anche parte importante dell'opposizione che, a prescindere dalle fattispecie dei reati, non può sottrarsi ad ammettere una corresponsabilità se non vuole definitivamente perdere la propria credibilità. Una volta travolti gli argini del senso stesso della cultura democratica, per Berlusconi e la sua corte, è stato un gioco da ragazzi diffondere la propria idea di politica fondata sulla volontà del padrone del Paese, demolendo pilastri della legalità democratica con una serie di leggi ad personam, in particolare le leggi contro la corruzione. La sottocultura berlusconiana ha reso la corruzione un modesto e inevitabile vizio veniale il cui nobile scopo è quello di rimuovere tutti i fastidiosi ostacoli che si frappongono fra l'imprenditore e i suoi profitti senza controllo.

 

Ora, se qualcuno si stupisce che, eleggendo il tasso di corruzione come parametro di valutazione, l'Italia risulti essere la cloaca d'Europa, è un frescone e, a mio parere, si illude chi pensa che sia sufficiente reinserire leggi severe contro la corruzione per sconfiggere questa metastasi. Leggi che contrastino tutte le corruttele di ogni forma e specie, sono estremamente urgenti anche se rappresentano solo la condizione necessaria ma non sufficiente. Il lavoro più importante che può trasformare in profondità le sorti del paese, è quello culturale. Deve cambiare la cultura politica, la cultura educativa, la cultura imprenditoriale. Devono essere riportati al centro del dibattito socio-economico i valori della dignità, della solidarietà, dell'uguaglianza. È necessario rifondare la relazione fra cittadini e loro rappresentanti, rifondare il patto fra generazioni, rivoluzionare il rapporto fra il femminile e il maschile. Chi pensa di metterci solo una pezza prepara il peggio.

Moni Ovadia

 

Moni Ovadia - L'Unità  -  29/09/2012

 

 

 

 

   
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