Antipolitica e piagnistei
  << indietro
  L'Italia, nel contesto delle nazioni avanzate, è forse quella che più di ogni altra subisce insieme al danno la beffa. Il danno è evidentemente la crisi, la beffa sono le cure e le retoriche politiche. Oggi nel Paese si leva un coro di voci che protestano contro una politica che ancora una volta penalizza i lavoratori, non opera a favore dei giovani, non rilancia scuola pubblica, ricerca, cultura e insiste nel praticare le nefaste ricette delle destre politicamente e moralmente corresponsabili insieme al gangsterismo finanziario di questa crisi. Fra le sacrosante voci di protesta si insinuano petulanti e cacofonici i piagnistei di molti politici di lungo corso che ammoniscono senza vergogna contro i pericoli dell'antipolitica. C'è da ridere! Intanto bisognerebbe mettersi d'accordo su cosa si intenda per antipolitica, su quali ne siano le caratteristiche. Trasparenza, legalità, controllo dal basso, valorizzazione del merito, denuncia degli abusi, difesa del bene comune, lotta senza quartiere alla corruzione, agli sprechi, fine dell'intrusiva influenza dei partiti nelle aziende pubbliche e in quelle partecipate, tutto questo non è antipolitica, è al contrario politica al servizio dei cittadini. Quella che viene sbrigativamente bollata come antipolitica è la risposta all'esasperazione di moltissimi elettori per l'indecente comportamento del sistema dei partiti, per la loro incapacità di rinnovarsi realmente, è reazione al disgusto per le micidiali tecniche dilatorie con le quali la politica con la p maiuscola riproduce il proprio mestiere ad uso esclusivo del proprio potere. L'antipolitica, se c'è, è nei partiti.

 

Moni Ovadia - L'Unità - Voce d'Autore 21/04/2012

 

 

   
facebook © 2011 OYLEM GOYLEM TUTTI I DIRITTI RISERVATI   |   P.IVA 13071690153   |   cookies policy

 

Utilizziamo cookies tecnici e di Analytics (anonimi) per rendere il nostro sito fruibile e funzionale