Ora e sempre e dovunque
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  I pilastri che sostengono l'architettura dei diritti di una democrazia laica e liberale e socialmente responsabile, sono stati enunciati con forza assiomatica dai padri della Rivoluzione Francese con la memorabile allitterazione di tre grandi parole scolpite nel tempo del riscatto umano: Liberté, Égalité, Fraternité. Con l'esordio degli anni Ottanta, il mondo vede prodursi con una progressione rapida, la disgregazione del cosiddetto "blocco socialista", assiste all'irruzione virulenta delle ideologie iperliberiste targate Reagan e Thatcher e conosce la contestuale crisi del modello socialdemocratico fondato sul welfare state. Uno degli effetti principali e, a mio parere, più dannosi di questo sommovimento socio-economico, è la corrosione perversa e mirata del principio della libertà. Mi è capitato spesso di parlare di questa aggressione deliberata ad uno dei valori fondativi della nostra democrazia costituzionale fondata sul lavoro. Ne parla in modo inequivoco la nostra Carta all'Articolo 3. Per fare un esempio concreto, ritengo utile ricordare che è la Resistenza Antifascista ad attivare in Italia il principio di uguaglianza fra l'uomo e la donna. Ritengo altresì necessario sottolineare una volta di più, che il concetto di uguaglianza, è profondamente dissimile da quello di egalitarismo con il quale viene capziosamente confuso dalla cultura conservatrice e reazionaria. Uguaglianza è parità di diritti, di dignità, di opportunità e di accesso alla conoscenza per tutti i cittadini, nessuno escluso. La destra politica, soprattutto in Italia, ha espunto dal suo orizzonte l'uguaglianza ma anche la fraternità, confinando il proprio concetto di democrazia al solo principio della libertà. Non solo, ne ha forzato l'interpretazione economicista, piegandolo all'idea di facoltà-arbitrio di chi è privilegiato per censo, per evirarne il significato più autentico. Per portare a termine questa operazione culturale, era necessario neutralizzare la cultura dell'Antifascismo il cui grande ammaestramento è che libertà, uguaglianza, fraternità e giustizia sociale, sono consustanziali. Per calunniare la Resistenza, si è data la stura ad un'alluvione del peggior pseudorevisionismo, fino ad arrivare a coniare un similvocabolario di una lingua falsa e ridicola, in cui spiccano parole sconce come "divisivo". Questo attributo è stato affibbiato anche alla canzone Bella ciao dal Sindaco di Pescara che la ritiene troppo "politicamente connotata". Tanta stoltezza revisionista ha già avuto una straordinaria risposta nella piazza Taksim di Istanbul. I cittadini liberi, democratici e ribelli, che si oppongono alla protervia di un potere arrogante, hanno scelto come loro inno Bella ciao, come fecero gli attivisti di "occupy Wall Street".
Nessuno si illuda! La voce della Resistenza attraversa spazi e tempi.

 Moni Ovadia L'Unità - Voce d'Autore del 8/06/2013

 

 

   
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