Una citazione impropria
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Il nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri Onorevole Enrico Letta, presentandosi alla Camera per ottenere la fiducia per il suo nuovo governo, ha ritenuto di dovere volare alto e ha scelto una citazione biblica per spiegare la natura pratica e simbolica della sua futura azione politica. L'episodio della scrittura scelto dal giovane Primo Ministro incaricato, è stato quello della sfida sproporzionata fra il piccolo re pastore Davide, armato di una semplice fionda, e il gigantesco soldato filisteo Golia, armato di tutto punto con armatura, scudo, lancia e spada. Nella metafora proposta da Letta, immagino che Golia sia la terribile ed ipertrofica crisi economica, Davide sia lui stesso e la fionda il suo programma di governo. Conseguentemente, i Filistei dovrebbero essere coloro che hanno provocato la crisi: banchieri, speculatori, finanzieri e i loro principali complici: i politici iperliberisti della destra mondiale, in Italia rappresentati da Silvio Berlusconi e il suo bestiario liberistico-populista. Non funziona. Per descrivere l'attuale soluzione, personalmente avrei scelto un altro episodio: " L'uscita dall'Egitto, dalla casa di schiavitù, dal regno assoluto del Faraone". Ora, non molti conoscono alcuni tratti eccentrici rispetto alla retorica della vulgata dell'Esodo. Per esempio, il fatto che solo il 20% degli ebrei si risolse a seguire Mosé verso il rischio della difficile libertà in un deserto incognito e vertiginoso, mentre l'80% scelse di rimanere in Egitto nella dura ma "confortevole" certezza della schiavitù. Per questa ragione, i quattro quinti degli ebrei in quella certezza, vi rimasero sepolti. Anche i coraggiosi, una volta usciti verso la liberazione, ogni volta che incappavano in qualche difficoltà, se la prendevano con Mosè e volevano ritornare in Egitto di cui provavano un'acuta nostalgia. Eh sì! Il leggendario Esodo, fu più una travagliata, contraddittoria e umanissima gestazione, che una montata eroica, come dimostra anche il tragico episodio del "vitello d'oro". Cerchiamo di riportare a noi quell'evento con un po' di senso dell'umorismo. L'Egitto è un impasto di crisi e berlusconismo, il Faraone è Berlusconi, ad Arcore si è anche fatto costruire la piramide in cui essere sepolto insieme ai suoi famigli ed ha la tendenza ad imbalsamarsi (da vivo )! Bersani è un Mosè parecchio acciaccato, che tenta di portare gli ebrei - il popolo del Pd - fuori dall'Egitto berlusconiano, ma la fazione che appena uscita vuole invece ritornare in Egitto, i lettiani, ha la meglio e si accorda con il Faraone per una schiavitù consapevole e condivisa. Il Faraone, munifico, li accontenta perché sa che comunque scettro e regno sono suoi, e che potrà contare in perpetuità sulla complicità di schiavi consapevolmente "autodeterminati".

 Moni Ovadia L'Unità - Voce d'Autore del 5/5/2013

 

 

   
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