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Le storie del Signor Keuner - Storia

Uno spettacolo politico sull’oggi e sul senso del teatro. Una fuga visionaria sul caos del novecento. Nell’anno del 50.esimo anniversario della morte di Bertolt Brecht, Roberto Andò e Moni Ovadia scelgono un capolavoro della letteratura brechtiana, Le storie del signor Keuner. Questa raccolta di parabole e racconti ci rivela un Brecht esiliato dalle proprie certezze, vicino ai territori di Kafka, a noi più vicino e interamente da scoprire perchè del tutto inedito.
Keuner è l’alter ego di Bertolt Brecht esule. Un esilio duplice quello dell’artista tedesco, così come quello di Keuner. Allontanato dalla patria perchè oppositore del nazismo e costretto a un’esistenza incerta, in cui portava con sè “un mattone, per mostrare com’era una volta la propria casa”, Brecht vive un secondo esilio, forse anche più doloroso, al ritorno in patria, nella sua Berlino: il comunismo che lui aveva tanto auspicato si rivelava sempre più autoreferenziale e ottuso. “Keuner - racconta Ovadia - è in qualche misura un Brecht esiliato anche dalle proprie certezze che dà istruzioni per l’uso per riuscire a galleggiare in un’epoca in cui avanza la perdita del senso”. “Il signor Keuner - afferma Roberto Andò - sembra uscito dalla penna di Brecht per raccontare l’epica lotta novecentesca tra il Fallimento e l’Utopia, tra la Giustizia di cui non si conoscono più le norme e la rinascita di una probabile giustizia sociale. La sua voce ci sembra quella di un fratello maggiore un po “suonato dalla vertigine di questo conflitto”.

   
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