Il lavoro come ricatto - Micromega
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  IL LAVORO COME RICATTO. L'approdo ad una concezione del lavoro che si fonda su diritti e non sull'arbitrio è costato secoli di lotta e sofferenze a milioni e milioni di donne e uomini, nel corso di secoli.

 

La Costituzione repubblicana ha attribuito al lavoro il valore di principale pilastro fondativo della nostra democrazia per dare sanzione solenne ad un patto che istituisse un nuovo umanesimo sociale. Con questa sanzione si è voluto affermare che la questione del lavoro è la questione della democrazia stessa. Questa conquista ha rappresentato uno dei momenti più alti raggiunti dagli uomini sulla via per la costruzione di un'economia di giustizia. Ma da alcuni lustri stiamo assistendo ad un attacco furioso contro le conquiste dei lavoratori che mira ad espungere lo statuto di diritto e di dignità dall'ambito del lavoro per relegarlo solo e parzialmente alla sfera civile. La giustificazione che si porta a sostegno di questa campagna promossa da una parte importante del mondo imprenditoriale, con l'appoggio di molti media influenti, è lo stato di necessità imposto dalla parossistica competitività nel contesto della globalizzazione. Il messaggio sottostante a questa motivazione pseudo razionale è semplice e spietato: " a causa della globalizzazione il lavoro non è più un diritto, bensì una concessione condizionata dal ricatto di non averlo. Quanto alla dignità, d'ora in avanti verrà esclusa dal tempo lavorativo e dispensata a piccole dosi solo nel tempo libero, purché non abbia ad interferire con le esigenze del consumo". In Italia la punta di diamante di questa vergognosa ideologia travestita da buon senso è incarnata dal "Marchionne-pensiero" che ha fatto passare un diktat per un referendum con il dichiarato intento di espellere dalla dialettica delle trattative chi non è d'accordo, nella fattispecie il più importante sindacato italiano dei metalmeccanici, la Fiom. In questo quadro lo sciopero promosso dalla Fiom non è più solo e non è più tanto una questione sindacale ma è una questione di qualità e persino di sopravvivenza della nostra democrazia e interessa tutti i cittadini. Ma simbolicamente sono perfino in gioco i fondamenti stessi dell'etica monoteista su cui si fonda l'intera cultura dell'occidente. L'idea di liberazione dell'essere umano schiavizzato: il riconoscimento della sua titolarità di diritti e di dignità proprio in qualità di prestatore d'opera. L'essere umano è dotato dalla nascita di dignità personale e sociale, sempre, quando lavora e quando riposa, quando vota e quando consuma e nessuno può arrogarsi la facoltà di privarlo di tale titolarità neppure invocando capziosamente lo stato di necessità.

Moni Ovadia Micromega - per Paolo D'Arcais del 9/01/2012

 

 

   
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