Dalla rappresentatività alla rappresentazione
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Lo squallido spettacolo di cui ha dato prova ieri la maggioranza del Parlamento con la decisione di "salvare" Cosentino dai suoi giudici naturali, che dovevano sottoporlo a processo per il gravissimo reato di contiguità con la Camorra, è l'ennesimo scempio perpetrato ai danni del senso stesso della democrazia proprio nel luogo che ne dovrebbe essere il santuario. Se si considera poi, che nello stesso giorno viene respinto il referendum contro il "porcellum", sostenuto da più di un milione e duecentomila firme di cittadini italiani i quali quasi certamente rappresentano la sacrosanta opinione della stragrande maggioranza degli elettori del nostro paese, abbiamo ragioni sufficienti per dubitare di vivere in un paese autenticamente libero e democratico. Per quanto mi riguarda mi sento salire alla gola un rigurgito sempre più tossico che avvelena la mia pur potente vocazione di cittadino che crede nelle elezioni. E questa tossicosi porta alla mia bocca una domanda impellente e pericolosa come un conato di vomito represso a lungo: ma serve ancora andare a votare? Comincio seriamente a credere che andare a votare non serva garantire rappresentatività, ma solo a legittimare uno status quo che si scompagina apparentemente per riaggregarsi sotto altre spoglie attraverso miserabili rappresentazioni. E il teatrino di Bossi che fa il duro con Berlusconi per poi calare le braghe e con Maroni che finge di indignarsi, di tutte le rappresentazioni è la più penosa. Il copione è quello vecchio, frusto più volte rappresentato per raggirare i rispettivi elettori e per mostrare beffardo disprezzo per la sovranità popolare.


 

Moni Ovadia L'Unità - Voce d'Autore del 13/01/2012

 

 

   
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