Le dita del Piccetto
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Il partigiano "Piccetto" di Belluno, città medaglia d'oro della Resistenza, si guadagnava da vivere gestendo una bancarella di frutta e verdura nella parte esterna del mercato rionale di via Washington a Milano. Nelle belle sere d'estate, noi compagni ci si trovava a discutere di politica intorno alla sua bancarella svuotata delle merci rimaste invendute. Ad un certo momento, quando la discussione raggiungeva il climax della passione, il "Piccetto" mi piantava nel braccio le sue dita che erano forti come una tenaglia e solennemente mi ricordava: "siamo la parte sana!". Quella frase e la stretta delle dita micidiali, erano il suo modo di stabilire una diversità morale dei comunisti italiani. Ora, non ho mai pensato che l'onestà appartenga solo ad una parte, ma non vi è dubbio che nei primi lustri successivi alla Liberazione, i comunisti in Italia abbiano incarnato in politica un'idea di etica pubblica autenticamente rigorosa. Nel corso di questi anni ho ripetutamente percepito nel braccio sinistro la perentoria pressione delle dita del "Piccetto". Oggi più che mai, non è la mia una memoria nostalgica. L'infezione del ventennio berlusconiano ha contagiato pesantemente anche parti della sinistra. La questione morale non è solo una questione morale, è una questione culturale, politica, sociale ed economica. In questi anni sconci, avere starnazzato di moralismo, demagogia, giustizialismo insieme ai cortigiani di Berlusconi è stato da parte di esponenti dell'opposizione, non solo un comportamento squallido e indecente, è stata una tragica responsabilità nell'edificazione del disastro in cui versa l'Italia.


 

Moni Ovadia L'Unità - Voce d'Autore del 23/07/2011

 

 

   
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