Uguaglianza? Non esageriamo
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  L'Infedele di Gad Lerner è una trasmissione che offre sempre importanti spunti di riflessione. Nell'ultima puntata che mi è capitato parzialmente di seguire, ho colto, già avviata, una riflessione sul tema dell'uguaglianza condotta da Lerner insieme all'editorialista del Corriere della Sera Panebianco, e al giornalista Amicone, se non equivoco, molto cattolico. Mi è sembrato di cogliere in entrambi gli ospiti di Lerner una sospirosa perplessità sulle possibilità fattive di vedere inverato il principio di uguaglianza nelle nostre sedicenti democrazie. Amicone ricordava puntualmente che l'unico tentativo di realizzare radicalmente il suddetto diritto è stato quello del comunismo ed è fallito, Panebianco, dal canto suo, sembrava voler limitare il diritto ad essere uguali al contesto della legge come beffardamente scritto nei tribunali, manifestando scetticismo riguardo all'uguaglianza sociale. Il mio parere è che l'idea di uguaglianza nei cosiddetti sistemi di "socialismo reale" sia fallito perché travestito da egualitarismo, per altro sempre millantato e mai realizzato, che uguaglianza sia pari diritto, pari dignità e pari accesso all'eccellenza dei saperi. Il concetto di pari dignità, con rare eccezioni, sfugge completamente ai conservatori e, più ancora, ai reazionari, anche quelli cattolici, che sembrano aver dimenticato che ogni uomo è fatto ad immagine e somiglianza di Dio. Questa sublime intuizione, insieme al principio che sancisce come unica la matrice di ogni essere umano (Adamo), istituisce ad eternum l'uguaglianza degli uomini. Senza uguaglianza non c'è radice giudaico-cristiana, e men che meno democrazia.

 

Moni Ovadia L'Unità - Voce d'Autore del 14/05/2011

   
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