Gli scacchi del Cavaliere
 

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Un paio di anni fa ho preso la decisione di non discutere più di politica con chi è elettore convinto di Silvio Berlusconi. Per non ingenerare equivoci vorrei dire che ciò non è riferito all'elettore di centro-destra, ma solo a chi è acriticamente partigiano del satrapo di Arcore. Mi sono reso conto che parlare di democrazia con un berlusconiano doc è come giocare a scacchi con un giocatore che pur di vincere pretende di muovere i pedoni come la regina o se gli comoda come il cavallo, come la torre e via dicendo. Chi ritiene che sia compatibile con la democrazia un leader politico come Silvio Berlusconi, l'uomo che è simultaneamente il più ricco del paese, proprietario di tre reti nazionali, e primo ministro, a mio parere, non conosce le regole del gioco democratico, punto! Non voglio dire che l'Italia viva in un regime dittatoriale sarebbe un'iperbole nociva, le forze di opposizione possono esprimersi, in parlamento e nella società civile, parte della stampa e alcune testate televisive si contrappongono vigorosamente alla deriva del berlusconismo ma in un contesto in cui la sproporzione nel campo dell'informazione, della comunicazione diretta e subliminale, e nel campo del potere economico e politico è sconciamente a favore di un solo uomo. L'Italia vive in una vacanza di democrazia a causa di questo inaccettabile stato di cose. L'argine è stato rotto, con gravissime responsabilità anche di gran parte opposizione, più di vent'anni fa con la legge Mammi, uno sfregio allo statuto dell'informazione democratica che è alla base di una vera democrazia. Solo alcuni esponenti della sinistra democristiana capirono il portato di quella sciagurata resa. Tutto Il resto, a partire dalla discesa in campo per finire con Ruby, la brutale aggressione ai giudici, ai giornalisti e a tutti coloro che non si allineano è solo un'inevitabile conseguenza di quella prima devastazione.

Moni Ovadia L'Unità - Voce d'Autore del 21/01/2011

   
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