© Photo: Andrea Sacchi K.S.
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Kavanàh - Note d'autore La Toràh racconta che l’universo è stato creato dalla parola del Santo Benedetto: “Disse luce e luce fu”. I maestri della cabalàh, la mistica ebraica, osservano che la prima parola della Torah, “in principio” - bereshit in ebraico - contiene uno straordinario anagramma: taev shir, voluttà di un canto. Si può poeticamente affermare con i cabalisti, che il mondo è stato creato per la voluttà di un canto. I cabalisti ci segnalano anche che l’ultima parola del pentateuco, la legge biblica, israel, contiene un ulteriore potente anagramma: shir el, canto a Dio. Come una culla, il canto culla la legge. Il canto è lo strumento principe della comunicazione interiore, il canto è la prima gemmazione della nostra identità quando appariamo alla luce uscendo dal ventre materno. Ancora non vediamo, non sentiamo, eppure già cantiamo, urliamo il nostro hinneni, il nostro “eccomi” e, vagito dopo vagito, vocalizzo dopo vocalizzo, sillaba dopo sillaba, conquistiamo la lingua mettendoci in cammino per il canto. In seguito perderemo la grazia di quel canto interiore perché saremo imprigionati in un contesto di apprendimento burocratico e rigidamente normativo. |