Le Supplici - Rassegna stampa

 

Parlano in siciliano "Le supplici" firmate a Siracusa da Ovadia

SIRACUSA. «Non faccio a tempo a creare qualcosa che i classici mi hanno già citato»: Moni Ovadia ricorda questa frase paradossale di Dario Fo, per affermare la modernità de "Le supplici", la tragedia...

SIRACUSA. «Non faccio a tempo a creare qualcosa che i classici mi hanno già citato»: Moni Ovadia ricorda questa frase paradossale di Dario Fo, per affermare la modernità de "Le supplici", la tragedia che ha appena inaugurato il cinquantunesimo ciclo di spettacoli classici di Siracusa. Ovadia è del resto l'uomo giusto per dimostrare questo paradosso: è attore e regista, scrittore e musicista, e sopratutto poliglotta, cultore di lingue moderne e antiche, a cominciare dal bulgaro (la sua lingua madre), dal greco antico, e ovviamente l'italiano.

A lui è stato dato incarico di mettere in scena questa opera di antica bellezza, e di ambiguo significato, perfettamente integrata nel meraviglioso scenario di pietra del teatro greco. E lui, coinvolgendo il musicista e attore Mario Incudine, ne ha fatto uno spettacolo grandioso, con un centinaio di attori e corifei,

moltissima musica degna di un grande cantastorie amplificato, e ancora danze tribali, citazioni classiche e fascinosi travisamenti del suo testo originale datato 463 a.C. circa.

Ma ciò che più ha sorpreso e spinto a fragorosi applausi è la versione in siciliano del testo classico.
   
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