Il senno del poi
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  Un celebre motto popolare recita "Del senno del poi, sono piene le fosse". Se si attribuisse al detto un valore assoluto, bisognerebbe astenersi dall'ingaggiare un confronto con una logica postuma, ma poiché i detti popolari non sono sentenze divine, frugare in quelle forse può avere senso per scoprire un cadavere inatteso, quello della Democrazia. La democrazia è, o per lo meno dovrebbe essere, un sistema politico nel quale si celebrano delle libere elezioni grazie alle quali i cittadini, ciclicamente, scelgono un partito o una coalizione di forze politiche perché li governi - sulla base di un programma prestabilito nel quadro di una legge costituzionale - con un'opposizione che svolga con forza e chiarezza il suo ruolo per scongiurare una dittatura della maggioranza. Se questa è la condizione necessaria, l'Italia sembrerebbe non potersi dare una democrazia intesa come libertà di scegliere un governo che governi e un opposizione che si opponga - entrambe garantite dalla Costituzione - ma piuttosto una sedicente democrazia in cui si tengono libere elezioni per scegliere chi sia impossibilitato a governare autenticamente e chi sia impossibilitato ad opporsi in modo sensato e rigoroso. Ancora una volta l'Italia, non andando alle elezioni dopo la caduta di Berlusconi, ha perso una preziosa occasione per diventare una democrazia occidentale a pieno titolo, pur con i limiti connaturati a tale sistema. Il governo "tecnico" ha ricacciato il nostro paese in un'anomalia che ne paralizza il presente e il futuro. Se ci fossero state le elezioni, il centrosinistra avrebbe vinto in modo netto e, se ne avesse avuto la volontà, avrebbe potuto mostrare le sua capacità di governare per affrontare la crisi, per coniugare rigore con sviluppo ed equità sociale. Avrebbe potuto dimostrare di tenere testa alla cosiddetta "antipolitica" e avrebbe obbligato il centrodestra a riconoscere il proprio fallimento liberandosi dal berlusconismo. Invece a noi cittadini di un paese figlio di una politica minore, ci è toccato Il montismo tecnico che è stato solo il prologo del montismo politico-ideologico benedetto da tutto l'establishment conservatore europeo, dal Presidente democratico Usa e da quello socialista del nostro cugino d'Oltralpe. Tutto ciò riconduce l'Italia a quella minorità endemica e cronica che sembra essere il suo ineludibile destino. La ciliegina sulla torta l'hanno messa le gerarchie vaticane con una benedizione unanimista che non corrisponde per nulla al sentire dei cattolici italiani ma che contribuisce a far si che alle prossime elezioni, malgrado tutte le buone intenzioni, l'Italia si ritrovi con l'ennesimo governicchio inadatto a prendere vere decisioni democratiche.

 

Moni Ovadia - L'Unità  -  29/12/2012

 

 

 

 

   
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