L'Europa ovvero la retorica dei diritti negati
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La gran parte dei politici e dei funzionari della Comunità Europea e, in particolare, dell'Italia che ne fa parte come Paese fondatore e membro autorevole, quando devono dare lezioni sulla mancanza di diritti in altre nazioni - anche quelle candidate all'ammissione nella UE come è stata la Turchia o altre come la Russia che di recente è stata ricollocata nell'elenco dei cattivi per le sue azioni nei confronti dell'Ucraina - sono perentori: giudicano, ammoniscono, si indignano, fanno le faccette scandalizzate. Un po' come facevano gli Stati Uniti quando pretendevano di dare lezioni di democrazia a destra e a manca, mentre in molti degli Stati dell'Unione vigevano regimi di segregazione razziale. Quando però si tratta di dare diritti riconosciuti, garantiti e tutelati alle minoranze e in particolare a quella dei Rom e dei Sinti, allora le cose cambiano, emergono rifiuti, titubanze, giustificazioni penose e talora sconce. Scompaiono gli atteggiamenti da Soloni del giusto. Le faccette cessano di indignarsi e men che meno si scandalizzano. Non desta orrore il fatto che decine e decine di Rom vengano reclusi a Giuliano nel pieno della terra dei fuochi, dove bimbi nella più tenera età, ma anche adulti, respirino quotidianamente i miasmi tossici pestilenziali che li condannano alla morte ad orologeria provocata da qualche forma di tumore incurabile. Né provoca ribellione che, sempre in Campania, dei teppisti ziganofobi lancino bombe molotov in un "campo nomadi" dove vivono anche bambini. Mentre le autorità politiche ed amministrative sono spesso latitanti, c'è chi parla e chiama alla piena assunzione di responsabilità. E' il caso di un documento a firma del Cardinale Antonio Maria Vegliò e dell'arcivescovo Joseph Kalathiparambil, emesso dal Pontificio Consiglio per la Pastorale per i Migrantie, gli Itineranti, di cui i due porporati sono rispettivamente presidente e direttore e inviato ai membri del Comité Catholique International pour les Tsiganes(CCIT), riuniti in convegno a Cavallino Treporti vicino a Venezia. Vale la pena di leggerne alcuni passaggi: I rom "hanno bisogno dell'umanità delle società in cui vivono per sentirsi membri della famiglia umana" e per usufruire dei diritti "di cui godono gli altri membri della comunità nel rispetto della loro dignità e della loro identità". Per questo, i Rom hanno "il diritto di essere riconosciuti come minoranze etniche nei paesi in cui vivono, dato che nell'Unione Europea sono la minoranza piu' numerosa" (...) Costretti a vivere nelle baraccopoli e sui marciapiedi delle città - sottolinea il messaggio - soggetti all'inquinamento nei pressi delle autostrade e delle zone industriali e abitare in alloggi fatiscenti", senza acqua potabile, né elettricità, né sistema di raccolta dei rifiuti, è "uno scandalo che non si può ammettere".
Bastano queste poche parole a smascherare la retorica dei diritti in Europa.


 Moni Ovadia L'Unità - Voce d'Autore del 05/04/2014

 

 

   
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