Il veleno del privilegio
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L'affaire Cancellieri-Ligresti sta per giungere al suo capolinea. Un'ulteriore intercettazione di una telefonata, questa volta, a quanto riferita, fatta dal Guardasigilli al fratello dell'imputato Ligresti Nino, ne ha rivelato la vera natura. Uno degli ennesimi casi di uso del privilegio di casta e di classe per favorire uno dei "loro", da cui il nostro paese è letteralmente infestato. Come finirà tutto ciò? Con il solito glissons sostenuto dal cosiddetto "garantismo" azzurro? Se sì, come si giustificheranno poi le dimissioni chieste al ministro Josefa Idem e ottenute a seguito di un comportamento, a parere di molti italiani, meno grave, ancorché condannabile? Qualora dovesse finire a tarallucci e vino, non ci sarà alcun bisogno di giustificare nulla dato che nel Belpaese la coerenza non è richiesta. In una democrazia un po' più seria della nostra - e francamente ci vuole molto, molto poco - la Cancellieri sarebbe stata dimissionata senza tanti complimenti all'ascolto della prima intercettazione o della frase: "Non è giusto! Non è giusto!". Ma noi siamo garantisti - ovviamente solo quando si tratta di politici e di classe dirigente - ovvero garantisti del privilegio. Perché se si tratta di normali cittadini, e soprattutto di poveracci, allora diventiamo implacabilmente forcaioli o "moderatamente" feroci. Gli esseri umani stipati nelle nostre carceri, sono trattati peggio delle bestie da macello, come l'Europa non smette di ricordarci sanzionando la barbarie delle nostre galere. La ragione di questo doppio binario, trae origini dall'ideologia e dalla legittimazione del privilegio in tutte le sue forme di cui il nostro paese è il regno. L'inoculazione di questo vero e proprio veleno della nostra società, avviene in numerose pratiche perversamente creative come la corruzione in ogni sua espressione, lo spreco delle risorse pubbliche, l'evasione fiscale, la raccomandazione, vera e propria metastasi che devasta il principio di uguaglianza costituzionalmente sancito. L'aggressione letale al diritto all'uguaglianza che garantisce pari dignità, pari diritti, pari opportunità e pari accesso all'eccellenza conoscitiva, corrode i tessuti connettivi della vita stessa, ne annienta il senso e il tasso di qualità. Lo fa nell'individuo e nelle comunità. Il dominio sconcio del privilegio, distrugge la speranza, genera una diffusa sfiducia nel proprio simile, rende impossibili i progetti di trasformazione virtuosa, fa apparire il futuro un incubo, una condanna. I giovani e i ceti deboli, sono le principali vittime di questa violenza tossica. Per ricordare quanto il dominio del privilegio possa essere esiziale, ricordiamo che Primo Levi ci ha ammonito a combatterne la logica con tutte le nostre forze se volevamo scongiurare il ritorno della peste nazista.


 

Moni Ovadia L'Unità - Voce d'Autore del 16/11/2013

 

 

   
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