L'altra Italia
  << indietro
 
 
Le disastrose condizioni in cui il nostro paese versa oggi, indicano a chi voglia alzare lo sguardo oltre l'angusto limite congiunturale, oltre il polverone sollevato dall'ipertrofico circolo mediatico, oltre la miserabile rappresentazione del teatrucolo politico, che la crisi vera è una crisi eminentemente culturale. La classe dirigente italiana caratterizzata dalla progressiva mediocrità, piccineria e miopia, si è dedicata alla spoliazione delle risorse più preziose del tessuto socio-economico della nazione, ma soprattuto alla distruzione progressiva delle sue culture. I governanti, animati sconciamente dall'interesse personale, imbevuti dall'ideologia economicista spacciata per modernità, imbracciando la micidiale arma di distruzione di massa della televisione spazzatura, hanno progressivamente tolto ossigeno a ciò che c'è di più prezioso in una comunità nazionale: la formazione dei giovani, la ricerca e le attività culturali che danno forza e senso alle molteplicità identitarie e permettono di progettare presente e futuro. L'Italia è impressionantemente ricca di culture in ogni ambito delle sue stratificazioni sociali e delle genti che compongono il suo mosaico. L'aspetto più noto di questa sua dotazione, è il patrimonio dell'arte Occidentale che ha nello Stivale, il suo più grande forziere a cielo aperto. Esso viene abbandonato all'incuria e al degrado, mentre la falsa coscienza di chi è responsabile dello scempio, ne strombazza le retorica da kermesse. Il nostro Paese, cosa assai meno nota alla maggioranza dei nostri cittadini, si caratterizza per l'inimmaginabile varietà, bellezza e grandezza umana delle sue forme tradizionali della cultura orale quali i canti, le musiche, le narrazioni, riti, rituali, rappresentazioni e poesia. Non si tratta solo e principalmente di materiali di archivio, testimoni di un mondo scomparso, di una civiltà arcaica come forse piacerebbe alla colpevole superficialità del potere, si tratta di fonti vive, pulsanti, il cui valore si rinnova ad ogni incontro anche con l'apporto di giovani studiosi ed artisti che li valorizzano con approcci nuovi, inediti. Ma c'è molto di più di questo. La storia orale, con tutta la sua dirompente carica umana e civile, continua con l'arrivo dei nuovi italiani che formano sul nostro territorio comunità e società, aprendo prospettive fertili di molteplicità culturale e facendosi interpreti - tramite nuove sensibilità - di modalità inedite ed inaudite dell'essere italiani ed europei. Io sono un Italiano per ventura, cresciuto in questa terra custodendo gelosamente il caleidoscopio delle mie radici cosmopolite slave, levantine, ebraiche, giudaico-ispaniche, eppure ritengo che uno dei grandi doni e privilegi che mi ha regalato il mio paese, sia stato l'incontro con l'altra Italia, non quella dei potenti, dei regnanti, degli eroi, ma la voce "in risposta", l'arte, l'anima delle classi lavoratrici, dei contadini, dei braccianti, delle mondariso, degli operai, dei marinai, dei pastori che mi hanno insegnato ad essere italiano nella rivendicazione dei valori, dei diritti, dell'uguaglianza, della libertà, della dignità. Dalle forme della loro cultura, ho appreso il significato intimo e sacrale del nostro Antifascismo. Tutto ciò è stato reso possibile dall'incontro diretto con personalità ed associazioni che hanno fatto della passione culturale, sociale, civile, per l'eredità orale di ieri e di oggi il loro magistero: Ernesto de Martino, l'istituto intitolato a suo nome, oggi un punto di riferimento imprescindibile, Diego Carpitella, Roberto Leydi - mio maestro e amico - che insieme allo statunitense Alan Lomax, fondatore della sezione etnomusicologia della Library of Congress, diedero vita ad una delle ricerche sul campo più memorabili di tutti i tempi proprio sui nostri territori e i grandi artisti della canzone tradizionale nelle sue nuove forme, come Giovanna Marini, Ivan della Mea, Gualtiero Bertelli, Paolo Pietrangeli, Caterina Bueno, Fausto Amodei, Michele L. Straniero, Rosa Balistrieri, i ricercatori Franco Coggiola, Cesare Bermani, Italo Sordi, Pietro Sassu, Febo Guizzi e tanti tanti altri. Il prezioso servizio che tutti loro hanno reso, dovrebbe essere sottratto alla marginalità perché il suo contributo è tutto fuorché marginale, anzi, dovrebbe comparire sui libri scolastici e sul materiale didattico. I loro nomi e la loro attività, dovrebbero entrare nella coscienza nazionale.
Lunedì sera, al teatro Vittoria, la grandissima Lucilla Galeazzi, Paolo Rocca, Fabrizio Cardosa, Fiore Benigni ed io, con il nostro recital "Cantavamo, cantiamo, canteremo: canti per l'uguaglianza", daremo il nostro piccolo contributo per raccolta fondi a sostegno del Circolo Gianni Bosio, una delle più importanti istituzioni al mondo per la storia orale e le culture tradizionali del canto e della musica. Il circolo è intitolato ad un maestro, un caposcuola a cui si deve uno dei momenti più alti e significativi del folk music revival. Oggi è diretto da Alessandro Portelli, professore di letteratura americana e inglese all'Università di Roma, verosimilmente il più grande studioso della Storia Orale al mondo. Noi non vogliamo solo sostenere il Circolo Gianni Bosio, ma vogliamo attrarre l'attenzione delle istituzioni sul suo lavoro di ricerca, di studio e di diffusione del patrimonio orale passato e presente che è imprescindibile per tutti noi se vogliamo edificare e vivere in un'altra Italia.


 

Moni Ovadia L'Unità - 22 aprile 2013

 

 

   
facebook © 2011 OYLEM GOYLEM TUTTI I DIRITTI RISERVATI   |   P.IVA 13071690153   |   cookies policy

 

Utilizziamo cookies tecnici e di Analytics (anonimi) per rendere il nostro sito fruibile e funzionale