Il problema è questa Europa
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  Il problema non è l'antieuropeismo, il problema è questa Europa. Mi permetto, da europeista convinto, di fare questa affermazione categorica e perentoria perché ritengo allarmante l'evidente constatazione che, passo dopo passo, l'ideale di un' Europa unita, terra di diritti, di eguaglianza e fraternità si sta progressivamente disgregando e rischia l'implosione. Il paradosso è che tutto ciò stia avvenendo a poco più di dieci anni dall'introduzione della moneta unica. In linea di principio quel provvedimento avrebbe dovuto essere uno dei pilastri principali dell'istituzione sovranazionale premessa di un'entità federale o confederale. Non è stato così. L'unità monetaria avrà anche avuto i suoi indiscutibili meriti ma non ha per nulla contribuito a rinforzare il sentimento europeo nelle nazioni che compongono la Comunità e, verosimilmente, neppure nei suoi cittadini. La Commissione Europea, che di fatto condiziona pesantemente le politica economica, finanziaria, fiscale e del lavoro degli stati membri, fa invece poco o nulla per orientare le questioni dei diritti sociali, civili, della legittimità democratica, del welfare e men che meno si impegna per la cultura che insieme alla solidarietà è la principale struttura ed infrastruttura preposta a formare e garantire l'identità profonda di qualsiasi progetto fondato e lungimirante. La gravissima crisi che continua ad imperversare, aggravata dalla inefficace e depressiva politica di austerity voluta dagli eurocrati con la connivenza di FMI e Banca Mondiale, mette a nudo sempre più i deficit di senso della UE. Gli effetti più maleauguranti dell'erosione del senso sono, solo per fare qualche esempio: le politiche perversamente antidemocratiche del governo Orban in Ungheria, il massacro sociale e l'abbandono della Grecia, l'agghiacciante risultato di un recente sondaggio condotto dal giornale viennese Der Standard: il 54 per cento dei cittadini austriaci voterebbe per una coalizione nazista all'esecutivo mentre il 61 per cento desidera "un uomo forte al governo" e infine, il 38 per cento degli intervistati considera il proprio Paese una "vittima" dell'oppressione di Hitler. Ma la ciliegina messa in questi ultimi giorni sulla torta con le 27 stelline è la richiesta di rifiutare i benefici del welfare ai nuovi immigrati, anche comunitari, avanzata alle istituzioni comunitarie da quattro paesi fondatori: Germania, Austria, Olanda e ovviamente Inghilterra ( i cui politici non perdono occasione per paralizzare ogni seria prospettiva all'idea di Europa). I leader europei più "sapienti" e seriosi si tengono aggrappati al totem dell'economia come se fosse l'alfa e l'omega, ai cittadini però è ancora lecito chiedersi a che pro intestardirsi a favore del destino economico di un aspirante malato terminale.

Moni Ovadia - L'Unità  -  16/03/2013

 

 

 

 

   
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