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Il gleboso e la giustizia

Il più antico codice etico giuridico dell' occidente, la Bibbia, contiene in sé leggi, norme, statuti e storie che hanno progettato un radicale umanesimo di cui tutti siamo in una certa misura figli. Alcuni comandamenti di questo codice hanno il peso di moniti fondanti, non sono pertanto commerciabili a nessun titolo. Fra questi vi è il versetto: «La giustizia, la giustizia perseguirai!». Perché il termine giustizia è ripetuto due volte? Perché questa apparente ridondanza? I maestri spiegano che la giustizia deve essere una giustizia giusta e chiariscono questo concetto avvertendo che la giustizia non deve essere pervertita neppure a favore del povero. Il diseredato è assunto a paradigma in quanto egli è intitolato ad avere il massimo di attenzione e di rispetto come in ogni legislazione etica degna di tale nome. Eppure la giustizia non deve essere pervertita per nessuna ragione fosse anche la più urgente, la più giustificabile. La morale talmudica aveva con lungimiranza indicato il pericolo di una deriva della legge come il peggiore fra i mali. Non è difficile indovinare quanto a maggior ragione fosse ritenuta pervertitrice un' amministrazione dei tribunali e delle sentenze a favore del potente e del ricco. Le sentenze come quella del Petrolchimico di Porto Marghera rappresentano per la coscienza civile un terribile vulnus, dobbiamo fare appello a tutta la nostra consapevolezza di cittadini per non cadere in una forma perniciosa di depressione sociale e abbandonarci alla narcosi del cinismo. Dobbiamo morderci la lingua per non lasciarci tentare da un linguaggio veteromarxista inattuale e obsoleto. Tuttavia riesce difficile non definire una simile sentenza come giustizia di classe anche a chi non sia uno specialista o un giureconsulto. Lo sconcerto che provoca la sentenza di primo grado è dovuto anche alla «posta» in gioco, si tratta di un crimine grave: avere esposto la salute e la vita di esseri umani innocenti alla roulette russa di uno sviluppo sconsiderato basato sulla centralità del profitto. Oggi chiamano questi reati ecologici. L' iterazione pletorica di questo termine colloca l' intera questione in una sorta di asettica dimensione della politica dai contenuti ovvii tutto sommato ininfluenti. La Torah per mezzo di una delle sue narrazioni più commoventi ci spiega con una pregnanza tuttora ineguagliata quale sia realmente l' importanza della nostra relazione con il creato. Il grande profeta Mosè riceve dall' Eterno il suggerimento di colpire una roccia per ottenere acqua e dissetare il suo popolo, ma non avendo ottenuto il risultato promesso di primo acchito, Mosè percuote violentemente la roccia più volte. Egli si macchia di un grave peccato, non ha fiducia nella parola del Santo Benedetto, ma contestualmente compie una trasgressione ecologica, invece di ascoltare la natura la aggredisce. Per questo solo reato il più grande in Israele non entrerà nella Terra Promessa ed egli con modestia accetterà il verdetto. I potenti e i ricchi del pianeta non solo vogliono entrare nella «Terra Promessa», ma vogliono devastarla e depredarla senza rispetto per la santità della vita. La Bibbia quattromila anni prima della scienza ha scoperto il genoma e gli ha posto nome Adamo, a lui tutti ascendiamo con pari dignità. Quel genoma contiene l' impronta divina e il suo nome significa il gleboso perché la terra e noi siamo della stessa «materia». Non può esserci dunque giustizia giusta che non sia giustizia sociale e giustizia ecologica.

Moni Ovadia

 

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