Donald The Fuck
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  Donald Fuck non cessa di esibire la sua programmatica dabbenaggine in gara con il suo quasi omonimo, l’irresistibile Donald Duck; non solo si misura ripetutamente in competizioni muscolari con il dittatore coreano Kim Jong-un - a rischio di farci saltare tutti per aria - ma non pago, si impegna nel tentativo di comporre l’annoso conflitto Israelo-palestinese spostando l’ambasciata statunitense nello Stato d’Israele da Tel-Aviv a Gerusalemme. Un’idea davvero brillante, peccato che non sia stata capita e che stia ottenendo l’effetto contrario alle intenzioni dichiarate (dichiarate per i babbei che ci credono) dallo stesso Donald.

Lo scopo vero, ammantato dal nobile adempimento degli impegni programmatici, è stato quello di compiacere il suo elettorato più reazionario e fanatico che comprende certi cristiani evangelisti ultra sionisti, i quali, in ossequio a certe loro credenze millenariste, auspicano il ritorno di tutti gli ebrei nella Terra Promessa perché l’avvento finale possa compiersi con la seconda parusia di Gesù. Costoro, che rappresentano la più potente lobby pro-israeliana insieme a quelle di matrice ebraica come l’AIPAC, sono i migliori alleati di Bibi Netanyahu.

Insieme alla fattiva azione di The Donald, Bibi ha dato vita ad un autentico capolavoro antropologico: l’apparizione dell’ultrasionista antisemita.

Ma sì! Parte dell’elettorato più oltranzista di The Donald, è dichiaratamente antisemita e, senza percepire la minima contraddizione, sostiene The Bibi senza se e senza ma.

The Donald and The Bibi potrebbero mettere su una compagnia di giro rappresentando un musical di sicuro successo: “The antisemitic Zionist “, per le coreografie potrebbero attingere a quelle di “The Producers” di Mel Brooks, fra il folto pubblico si potrebbero contare gli entusiasti neonazisti di tutto il mondo e i suprematisti bianchi, l’Italia sarebbe rappresentata degnamente da Casa Pound e da Forza Nuova e Revisionisti da Tolk (da leggere come scritto), ne potrebbero decretare il trionfo critico.

Abbiamo scherzato? Mica tanto. La lepida sconcezza e improntitudine dei nostri “bordello Facebook times”, accetta e metabolizza tutto.

Molti si rassicurano pensando che Hillary Clinton avrebbe fatto meglio. Certo sarebbe stata più cauta e diplomatica, ma avrebbe fatto marcire l’irrisolto conflitto mediorientale sostenendo, toto corde, le posizioni di Bibi. Del resto, persino Obama, l’annunciatore di speranza, Premio Nobel per la pace, non solo non ha promosso trattative serie, ma non è neppure riuscito a fermare la costruzione di un cesso illegale nei Territori Occupati. Solo il vecchio socialista Bernie Sanders avrebbe potuto prendere il toro per le corna.

A The Donald, bisogna tuttavia riconoscere un indiscutibile merito: la mancanza di ipocrisia: lui dice apertamente che se i palestinesi vogliono uno straccio di pace, devono accettare i diktat del governo fascistoide di Bibi, si devono dimenticare della soluzione “due Popoli/due Stati”, quello palestinese con Gerusalemme come Capitale e accettare di vivere in Bantustan concessi dall’effendi sionista.

Questo è quello che pensa, senza avere il coraggio di dirlo, anche la maggioranza dei democratici statunitensi e degli esponenti dell’infame e vile sedicente “comunità internazionale”.

L’Occidente, ai palestinesi, elargisce solo elemosine mentre è totalmente succube dei governi israeliani fino al punto di piegarsi alla richiesta del Caudillo Bibi di criminalizzare movimenti come il BDS ( boycott, disinvest, sanction ), che chiamano pacificamente al boicottaggio contro l’illegalità e le ingiustizie che il popolo palestinese subisce ininterrottamente a miriadi, da settant’anni e molti governi dell’Occidente sarebbero pronti ad esaudire i desiderata di Bibi, anche al prezzo di pervertire ogni legge civile degna di questo nome.

Il nostro governo poi, pur di eccellere, cosa non farebbe! Ha accettato di fare partire il Giro d’Italia da Gerusalemme e in un primo momento aveva messo di fianco a Gerusalemme, l’extension “.Ovest”. Ma appena Bibi ha protestato in nome della millenaria storia del popolo ebraico, “Ovest” è stato tolto con tante scuse, in barba all’ONU, alle sue risoluzioni e all’idea di legalità internazionale. Grande timing del nostro esecutivo non c’è che dire. Chissà se non si sono messi d’accordo prima con The Donald.

Al prossimo governo suggerirei sommessamente (avverbio graditissimo alla signora Meloni) di pensare al trasferimento della nostra capitale da Roma a Gerusalemme, sarebbe un colpaccio mediatico senza pari.

Se invece non si vuole passare da zimbelli, assumiamoci la piena responsabilità davanti al diritto internazionale, cessiamo di scaricare i nostri complessi di colpa sui palestinesi che nulla hanno a che vedere con il crimine della Shoà.

E da ultimo, ci si ficchi nel cranio che si può essere molto ebrei e per nulla sionisti e altresì molto sionisti e per nulla ebrei.

 

Moni Ovadia 

Il Manifesto - 9/12/2017

 

 

   
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