Shir-frammenti-1 © Photo: Federico Buscarino
 

Shir Del Essalem - Frammenti di testo

“L’umanità da secoli è divisa fra le ragioni della guerra e le ragioni della pace. Nessuno è in grado di indicarci la via da scegliere. Essa risiede nei nostri cuori e nelle nostre menti. Nessuno ha il diritto di proclamare: “Dio è con noi”. Il Padrone dell’Universo ha creato gli uomini tutti liberi, santi, uguali cio è con pari dignità di fronte alla vita. Ciascuno di noi è responsabile dei suoi atti, dei suoi pensieri.

La volontà del Giudice Supremo non può essere presa a pretesto per scaricare su di Lui la nostra responsabilità. Il sangue versato ricade su chi lo ha versato. La via della pace non è tracciata, essa va costruita ogni giorno, ogni ora, ogni istante. Noi uomini di musica abbiamo uno strumento assai disarmato: il canto. Questo è il suo limite e simultaneamente la sua potenza. Il canto dei popoli attraversa lo spazio ed il tempo e comunica al di là delle differenze. Il viaggio musicale che proponiamo viene dall’epoca della Spagna, terra di convivenza.

In quel periodo i tre monoteismi sapevano parlarsi, volevano ascoltarsi, amavano convivere interagendo senza omologarsi, nel rispetto delle specifiche identità. Ripercorrere con un linguaggio universale un’epoca di reciproca accoglienza è necessario al nostro futuro. Un antico proverbio indiano recita: “Se non sai dove stai andando, volgiti per vedere da dove vieni”. L’Europa ha urgenza di ritrovare le radici profonde della propria identità, l’occidente deve riaccogliere il proprio oriente, sua matrice. Il bacino del Mediterraneo che è stata la culla della nostra civiltà e del nostro sapere, deve simbolicamente ridiventare l’humus fertile di un futuro libero e sano. L’alito del deserto deve riportare alle nostre anime satolle di inutili e volgari orpelli, ma aride di interiorità, quella Alef intenzionalità del canto e della parola che ci ha fondati come esseri umani. Sulla patria senza confini di un palcoscenico vagabondo, musicisti e cantanti cristiani, ebrei, musulmani e atei propongono una convivenza libera, senza sopraffazione.

Lo spettacolo è per tutti coloro che sanno albergare nei propri cuori la tenda del beduino: conforto per il viandante, casa per lo straniero”.

   
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