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AdessOOdessa - Frammenti di testo
Odessa
Odessa è una città schifosa. Lo sanno tutti. Invece di dire «c'è una grande differenza» a Odessa dicono «ci sono due grandi differenze» e anche «così e cosà». Eppure io credo che si possa dire molto di buono su questa straordinaria e incantevole città dell'Impero Russo. Pensate - è una città nella quale è facile vivere, dove si vive alla luce del sole. Metà della sua popolazione è costituita da ebrei e gli ebrei sono gente che si è fissata nella testa alcune cosette molto semplici. Sposarsi per non rimanere soli, amare per vivere eternamente, accumulare denaro per avere una casa propria e per regalare alla moglie la giacca di astrakan, amare i propri figli perché amarli è bellissimo e comunque necessario.
Gli ebrei poveri di Odessa sono vessati dai governatori e dalle circolari ma non è facile mandarli via da dove sono, perché sono lì da tempo immemorabile. Ma non li manderanno via e impareranno da loro molte cose. Con il loro impegno hanno contribuito moltissimo a creare quell'atmosfera di leggerezza e di splendore che ammanta Odessa.
A Odessa esiste un ghetto ebreo molto povero, popoloso e travagliato, c'è una borghesia più che soddisfatta e una duma cittadina contigua ai cento neri. E, poco lontano dal vasto mare, fumano le ciminiere delle fabbriche e Karl Marx fa il suo solito lavoro.
A Odessa le serate primaverili sono dolci e struggenti, acre è il profumo delle acacie e sul mare buio si adagia il chiarore magico e uniforme della luna. A Odessa c'è un porto, e nel porto ci sono piroscafi che arrivano da Newcastle, da Cardiff, da Marsiglia e da Porto Said; ci sono neri, inglesi, francesi e americani. Odessa ha conosciuto periodi di splendore, ora vive un periodo di decadenza,una decadenza poetica, impotente e in certa misura rassegnata. «Odessa, - dirà alla fine il lettore, - è una città come tutte le altre, siete voi a essere eccessivamente parziale». Sarà anche così, io sarò parziale, forse deliberatamente, ma, parole d'honneur, in questa città c'è qualcosa: IL SOLE Ricordate il sole splendente e vivificante di Gogol, l'uomo venuto dall'Ucraina? Questa descrizione del sole c'è ma è solo un episodio. Il primo ad aver parlato in un libro russo del sole, ad averne parlato con entusiasmo e passione, è stato Gor'kij. Ma proprio perché ne ha parlato con entusiasmo e passione il sole di Gor'kij non è ancora un sole del tutto veritiero. Gor'kij è un precursore ed è il più possente del nostro tempo. Ma Gor'kij non è il cantore del sole, è l'araldo della verità: se c'è qualcosa che vale la pena di cantare, allora sappiate che questo è il sole. Tratto da Odessa di Isaak Babel' – a cura di Costantino di Paola – Ed. Marsilio
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