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Roberto Andò

E' una scrittura molto eterodossa quella dei miei spettacoli e di quelli che faccio in collaborazione con altri autori come ad esempio con Roberto Andò.

 

Con Roberto Andò abbiamo coniugato la scrittura teatrale con la grande scrittura. Insieme abbiamo fatto quattro spettacoli di cui Shylock è il quarto. Pienamente a quattro mani, alchemicamente a quattro mani. Tre di questi spettacoli, uno fu fatto solo a Palermo purtroppo – si chiamava Diario ironico all'esilio – non ha potuto avere una vita autonoma come gli altri, invece Kafka, Brecht, Shakespeare sì. Nel caso di Kafka abbiamo lavorato sulla sua vita perchè io non credo che le sue opere siano rappresentabili. Kafka è troppo "luciferino" ti mette sempre il sale sulla coda. Di Brecht abbiamo scelto praticamente un'inedito perchè in Italia esisteva solo un'edizione a cura di Cesare Cases, "Le storie del Signor Keuner" che fu un alter ego di Brecht ma in generale, come quando mi sono misurato con Isaac Babel (l'assoluto gigante della letteratura ebraico-sovietico con la sua "L'Armata a cavallo") la mia è stata una scrittura scenica e non una scittura che viene dal testo, il testo è solo un elemento della scrittura. Roberto ed io amiamo giocare con il testo, in assoluta libertà. Io amo perquoterlo, farlo fibrillare, smembrarlo, ricomporlo e me ne assumo la responsabilità. Il testo deve essere un compagno di gioco non dev'essere il tiranno, non deve svolgere una funzione intimidatoria . Rispetto molto il teatro di interpretazione del testo, ma non faccio questo tipo di teatro. Sono commosso da un altro tipo di teatro, che è anarchico irriverente e per questo, forse, più rispettoso. Ho deciso che prima o poi mi sarei misurato con Shakesperare dopo aver visto Carmelo Bene. Per me quello è Sheakespeare.


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