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Di storiella in storiella

La storiella ebraica, in Italia, è sinonimo di Ferruccio Fölkel, lo studioso e scrittore triestino che ha fatto conoscere al lettore italiano, un vasto e ricco repertorio di witz, come correttamente li chiamano i triestini orgogliosi di essere l’ultima frontiera della Mitteleuropa e della Yiddishkeit, già dentro anche se in parte culturalmente ancora fuori dei nostri patrii confini.

Witz è il termine originale usato sia in lingua yiddish, sia in tedesco, una parola entrata nel linguaggio corrente soprattutto grazie ad un celeberrimo saggio di Sigmund Freud, Der Witz und seine Beziehung zum Unbewußten, tradotto con: ”Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio”.

Il lettore di questa breve nota forse si stupirà che proprio io, che sono divenuto famoso nel mio paese per avere raccontato, con un approccio teatrale, l’umorismo ebraico della storiella in alcuni dei miei spettacoli e dei i miei librini, ceda di buon grado il passo a Fölkel nel riconoscimento di una sua primazia in questo ambito: fuor d’ogni dubbio, “Storielle ebraiche” e “Nuove storielle ebraiche”, i due volumetti che  lui ha compilato per il pubblico italiano rendendo fruibile quello straordinario patrimonio di humor con traduzioni chiare ed efficaci, sono indiscutibilmente il paradigma primo di quel repertorio.

Immagino chi li ha avuti in mano, nell’atto di divorarli avidamente e, dopo una prima lettura, sfogliarli e risfogliarli alla ricerca di una precisa storiella per memorizzarla al fine di poterla raccontare alla prima occasione. Poi, esperito il piacere del divertimento che procura l’accesso al riso e l’accesso di riso, scoprire man mano, in una sequenza numerata di storielle, la dimensione paradossale ed urticante di un vero e proprio pensiero umoristico. Si tratta di una sorta di filosofia surreale e disarmata che demolisce la rigidità del pregiudizio e smobilita una visione sclerotizzata dell’ebreo avido, sinistro e taccagno a favore del riconoscimento in lui dell’ebreo che è in ogni uomo autenticamente umano: fragile, goffo, ciarlatano, opportunista, ma anche sublime nel suo essere  disposto a ridere sgangheratamente di se stesso anche sul limitare della propria tomba o sull’orlo dell’abisso.

Ora, chi non ha mai posseduto uno dei preziosi breviari del raccontino umoristico di Fölkel, non perda l’occasione di procurarselo questa volta. Si farà un regalo prezioso e vivificante tanto che gli verrà un’irrefrenabile voglia di farne dono ad amici e parenti e, con un modesto investimento finanziario, farà una duratura e magnifica figura.

Anche chi possedesse già edizioni precedenti di questa imprescindibile raccolta, non si faccia mancare la presente edizione che include un importante ed articolato saggio sull’intima ed intrinseca relazione dell’umorismo con il pensiero ebraico, la sua fede, la cultura e l’intera epopea degli ebrei nel corso della loro specialissima storia. Dalle origini ad oggi, l’assillo umoristico autodelatorio è stato un tratto saliente dell’identità ebraica e lo sarà anche nel futuro finquando ci saranno ebrei che, di generazione in generazione e di storiella in storiella, non rinunceranno a rimanere fedeli a se stessi.

 

 Moni Ovadia

 



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