Governo perché e per chi
  << indietro
  Le elezioni si stanno approssimando a grandi passi nella gravissima vacanza di una seria legge elettorale, ma nel "rigoglio" di ben due tornate consecutive di cui una, di recente istituzione, mutuata grosso modo dalla cultura politica della democrazia stelle e strisce, le strombazzatissime primarie. Questa ultima chiamata agli elettori sulla base dello schieramento adesso fa breccia anche nel disastratissimo agglomerato politico della destra berlusconiana e pare, incredibile a dirsi, che facciano sul serio. I cittadini, quelli che ne hanno voglia e sembrano essere sempre di meno, sceglieranno candidati di parte per poi eleggerli in occasione delle elezioni vere e proprie che almeno formalmente, così è sulla carta, ci daranno il prossimo governo. Ma la domanda che si impone con urgenza è: governo per fare che e soprattutto per chi. Per rispondere a questa domanda vorrei spostare l'ottica e lo sguardo dalla politica alla logica e segnatamente alla logica del buon senso. Un cittadino italiano, lavoratore o imprenditore, libero professionista o artigiano, pensionato o cassintegrato che crede nei valori della Costituzione e non si limita ad elogiarli, ma si impegna a praticarli sotto la propria responsabilità anche come individuo e dunque: paga le tasse, rispetta i diritti del lavoro, non truffa i propri concittadini, ottempera agli impegni sottoscritti con correttezza e a tempo debito, non falsifica i bilanci, non si appropria del danaro pubblico, non corrompe né accetta di farsi corrompere, non esporta capitali illegalmente, non si finge menomato, non tratta con le malavite, non accetta ricatti per opportunismo e via dicendo, difficilmente avrà un governo che lo rappresenti. Uno di questi cittadini sa già che continuerà a pagare più tasse di quelle che gli spettano perché gli evasori continueranno ad evadere senza subire vere conseguenze, che verrà spremuto in ogni circostanza per compensare la corruzione, gli sprechi, per pagare gli sconci privilegi che non verranno toccati, i traffici delle mafie che prospereranno con poche interferenze di superficie e tutto questo perché nella palude della politica italiana nessuno ha la volontà o la forza per cambiare radicalmente la cultura del paese. Lo dimostra la legge "contro" la corruzione vergognosamente omissiva. Il mio non è assolutamente un rigurgito di qualunquismo, al contrario. Sono sempre più persuaso che la questione culturale sia la madre di tutte le questioni. Purtroppo pochissimi politici e sempre i più marginali se ne rendono conto. Il cittadino espresso dalla costituzione e sua autentica espressione sarà di serie b fin quando l'investimento sulla cultura della giustizia e dell'equità non avrà la assoluta priorità di bilancio.

 

Moni Ovadia - L'Unità  -  17/11/2012

 

 

 

 

   
facebook © 2011 OYLEM GOYLEM TUTTI I DIRITTI RISERVATI   |   P.IVA 13071690153   |   cookies policy

 

Utilizziamo cookies tecnici e di Analytics (anonimi) per rendere il nostro sito fruibile e funzionale