L'accusa di antisemitismo come pretesto
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  Quest' oggi dedico lo spazio che l'Unità mi concede per riferire parti della risposta data da Judith Butler, filosofa americana insignita del premio Adorno, a coloro che le hanno contestato il riconoscimento con le ripugnanti accuse di essere un'ebrea antisemita che odia se stessa. Avendo io stesso ricevuto queste accuse mi affido alle sue luminose parole.

 

"Il Jerusalem Post ha recentemente pubblicato un articolo in cui si riportava che alcune organizzazioni sono contrarie al fatto che io riceva il Premio Adorno(... )Le accuse contro di me sono di appoggiare Hamas e Hezbollah (non vero), di appoggiare il BDS [boicottaggio, disinvestimento, sanzioni] (parzialmente vero) e di essere un'anti-semita (platealmente falso). Ho ricevuto un'educazione ebraica a Cleveland, sotto la guida del Rabbino Daniel Silver, in una sinagoga dell'Ohio in cui ho sviluppato le mie forti visioni etiche sulla base del pensiero filosofico ebraico. Nel mio percorso di formazione mi sono convinta che gli altri ci chiedono di –e noi stessi ci interroghiamo su come– rispondere alle loro sofferenze e di cercare di alleviarle. Tuttavia, per fare questo dobbiamo essere capaci di ascoltare e trovare i mezzi con cui rispondere, e talvolta di pagare le conseguenze dei modi in cui decidiamo di opporci alle ingiustizie. In ogni singola tappa della mia educazione ebraica mi è stato insegnato che rimanere in silenzio di fronte all'ingiustizia non è accettabile(...)La mia posizione non è ascoltata da questi detrattori, e forse non dovrei sorprendermi, visto che la loro tattica consiste nel distruggere le condizioni di ascoltabilità(...)

È falso, assurdo e doloroso per chiunque sentir dire che chi formula una critica dello Stato di Israele è un antisemita, o, se ebreo, un ebreo che odia sé stesso. Accuse di questo genere cercano di demonizzare la persona che articola un punto di vista critico e di squalificare questo punto di vista in partenza. Si tratta di una tattica di messa a tacere: di questa persona non si può parlare, e qualunque cosa essa dica va respinta in anticipo o distorta in modo tale da negare la validità stessa della presa di parola. L'accusa rifiuta di prendere in considerazione il punto di vista, di discuterne la validità, di valutarne le sue prove, e di trarne una conclusione oculata sulla base dell'ascolto della propria ragione. L'accusa non è semplicemente un attacco contro le persone che hanno punti di vista discutibili, ma si traduce in un attacco contro qualsiasi scambio ragionevole di opinioni... Quando degli ebrei etichettano altri ebrei come "antisemiti", essi cercano di monopolizzare il diritto di parlare a nome degli ebrei. Dunque l'accusa di antisemitismo serve da copertura per una diatriba tra ebrei."

Invito caldamente il lettore a leggere l'intero intervento sul sito "Mondoweiss".

 

Moni Ovadia - L'Unità -  7/09/2012

 

 

 

 

   
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