Il business dei diritti civili
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  Il caso di Julia Timoshenko ex passionaria degli arancioni in Ucraina e oggi detenuta nelle carceri di quel paese infiamma in misura crescente lo scenario politico delle cancellerie dell' Europa Comunitaria, in particolare di quella tedesca. Merito della questione: violazione dei diritti umani nella nella persona dell'ex leader politica. La Timoshenko si trova in prigione per una condanna a sette anni con l'accusa di abuso d'ufficio nell'ambito delle forniture di gas dalla Federazione Russa. I sostenitori di Julia e molti fra i ministri della Comunità Europea pensano che in realtà la condanna contro la Timoshenko sia stata pilotata del presidente panrusso Ianukovic per farla fuori politicamente. Lei accusa l'attuale regime al potere di essere autoritario e sostiene di essere stata sottoposta a torture nel carcere dove si trova. L'EU a cominciare dalla Germania chiede la liberazione della leader arancione e il rispetto dei suoi diritti, minacciando in caso contrario di boicottare i prossimi campionati mondiali di calcio che si terranno proprio in Ucraina. Battersi per i diritti umani è un impegno nobile, giusto e necessario e quelli di ogni essere umano vanno garantiti non solo se innocente, ma anche se si fosse macchiato di un reato. La pratica della tortura è poi un vero crimine. Detto questo lascia perplessi il comportamento contraddittorio e ipocrita del civile Occidente riguardo a questa questione fondamentale per l'affermazione universale della democrazia. Le condanne retoriche a parole si sprecano. Per esempio non c'è presidente statunitense o ministro europeo che visitando la Cina per affari, prima di affrontare il core business del viaggio ovvero il commercio e la finanza, non faccia un fervorino moraleggiante ai dirigenti del partito comunista cinese sulla violazione dei diritti umani nel Celeste Impero. Ma dopo avere ricevuto dai cinesi la consueta risposta: "fatevi i fatti vostri!", i prodi rappresentanti dell'Occidente si accontentano e parlano di quattrini. Di boicottare il gigante economico, per esempio in occasione dei Giochi Olimpici non se ne è parlato nemmeno. Eppure la violazione dei diritti umani in Cina è sistematica, per non parlare della vergogna del Tibet. Con la fragile Ucraina in crisi economica è diverso si può fare la voce grossa. Pro bono dei diritti umani? Devvero? E allora perché non si boicotta l'Ungheria per le persecuzioni dei rom e le violazioni della libertà di stampa, e la Slovacchia perché non la si espelle dall'Europa. La pantomima dei diritti umani serve in realtà a mascherare la sana realpolitik in vista delle elezioni e la meno nobile voglia di qualche vantaggio economico futuro.

 

Moni Ovadia - L'Unità -  1°/05/2012

 

 

   
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