L'insostenibile leggerezza del lavoro
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Quest'oggi vorrei sottoporre ai miei cortesi lettori un singolare episodio di proposta di collaborazione professionale rivolta da una mia conoscente, L. B., giornalista freelance specializzata in Interior Design e Lifestyle, al settore media della più grande azienda pubblica nazionale.
"Buongiorno, sono una giornalista freelance e mi occupo di Interior Design e Lifestyle.
Ho collaborato e collaboro con diverse testate su questi temi e sfogliando la vostra piacevolissima rivista (ndr), ho notato che questi argomenti potrebbero essere approfonditi. Perciò sono a proporre una mia collaborazione con la possibilità di potervi fornire, volendo, anche un servizio redazionale completo: mio marito è fotografo e lavoriamo insieme. Ecco alcuni siti di riferimento che potete visitare ... - e qui segue un breve elenco di siti indicati allo scopo di mostrare il tipo e la qualità del lavoro proposto -
Grazie dell'attenzione. Resto in attesa di un vostro cortese riscontro. L. B. "
A stretto giro di mail, arriva alla mia conoscente, la seguente risposta a firma della Responsabile del Settore Media della suddetta grande azienda: "Buongiorno, sareste interessati anche ad eventuali collaborazioni gratuite? Grazie."
Ed ecco la replica di L.B.: " Gentilissima Signora, La ringrazio della sua cortese risposta molto interessante e inaspettata. Interessante perché proprio ad aprile scorso su La Repubblica, mi aveva molto colpito l'inchiesta su realtà esistenti che utilizzano questa nuova forma (meglio dire questa nuova piaga del precariato nazionale) con cui le pubbliche amministrazioni, ridotte quasi sul lastrico, sempre più spesso emanano bandi che non prevedono soldi per i professionisti e per i loro servizi.
(Se vuole può leggere il servizio su http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2013/04/09/news/concorsi_lavoro_gratis_pa-55858335 )
Io continuo a credere nella Costituzione Italiana - unico nostro gioiello che tutti cercano di dimenticare - che nel suo articolo 36 recita : "Il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro" e a credere che la qualità di un prodotto sia garantita da un apporto professionale serio e remunerato. Che servizio potrei offrirle come giornalista seppure parlando di "frivolezze" se non lavoro per verificare fonti e notizie? E perché dovrei farlo se il mio tempo non è considerato un valore? Credo che nessuno potrebbe pensare mai di poter chiedere alla vostra azienda di fornire gratis i propri servizi! Allora magari per collaborazioni gratuite voleva intendere un "cambio merci" o baratto, così di moda in questi tempi di crisi? Mi spieghi: magari un abbonamento annuale su ... potrebbe essere interessante! Un cordiale saluto".
Questa mail non ha avuto risposta.


 

Moni Ovadia L'Unità - Voce d'Autore del 10/08/2013

 

 

   
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