doppio frammenti © Photo: Montanari





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Doppio Fronte - Frammenti di testo

"The Green Fields of France"

Sotto la coda musicale, Lucilla legge la traduzione

"Adesso Il sole splende su questi verdi campi di Francia, soffia piano un vento caldo e danzano i papaveri rossi.
I solchi delle trincee sono stati cancellati dall'aratro,
non ci sono più il gas, né il filo spinato, né i fucili.
Ma questo cimitero è ancora Terra di Nessuno,
dove le sterminate croci bianche testimoniano mute
la cieca indifferenza umana verso un'intera generazione
massacrata e abbattuta.
E non posso fare a meno di chiedermi ora, Willie MacBride,
sanno perché sono morti tutti quelli che giacciono qui?
Ci hai creduto davvero quando ti han detto perché combattere?
Hai creduto davvero che sarebbe stata l'ultima guerra?
E la sofferenza, la pena, la gloria e la vergogna,
uccidere e morire,
tutto è stato invano.
Perché, Willie MacBride, tutto quanto è successo di nuovo,
di nuovo, di nuovo, di nuovo, di nuovo....?".

Moni

Questa canzone racconta di uno dei milioni di caduti, in una delle tante inutili guerre della storia e si interroga sul senso profondo del combattere.
Doveva essere una guerra lampo. Nessuno poteva immaginare che lo scontro si sarebbe trasformato in una carneficina che cancellò quasi totalmente una generazione, lasciando sul campo milioni di morti e un'Europa devastata.

o vessati dai governatori e dalle circolari ma non è facile mandarli via da dove sono, perché sono lì da tempo immemorabile.
Ma non li manderanno via e impareranno da loro molte cose. Con il loro impegno hanno contribuito moltissimo a creare quell'atmosfera di leggerezza e di splendore che ammanta Odessa.

A Odessa esiste un ghetto ebreo molto povero, popoloso e travagliato, c'è una borghesia più che soddisfatta e una duma cittadina contigua ai cento neri.
E, poco lontano dal vasto mare, fumano le ciminiere delle fabbriche e Karl Marx fa il suo solito lavoro.

A Odessa le serate primaverili sono dolci e struggenti, acre è il profumo delle acacie e sul mare buio si adagia il chiarore magico e uniforme della luna.
A Odessa c'è un porto, e nel porto ci sono piroscafi che arrivano da Newcastle, da Cardiff, da Marsiglia e da Porto Said; ci sono neri, inglesi, francesi e americani.
Odessa ha conosciuto periodi di splendore, ora vive un periodo di decadenza,una decadenza poetica, impotente e in certa misura rassegnata.
«Odessa, - dirà alla fine il lettore, - è una città come tutte le altre, siete voi a essere eccessivamente parziale».
Sarà anche così, io sarò parziale, forse deliberatamente, ma, parole d'honneur, in questa città c'è qualcosa: IL SOLE
Ricordate il sole splendente e vivificante di Gogol, l'uomo venuto dall'Ucraina?
Questa descrizione del sole c'è ma è solo un episodio. Il primo ad aver parlato in un libro russo del sole, ad averne parlato con entusiasmo e passione, è stato Gor'kij. Ma proprio perché ne ha parlato con entusiasmo e passione il sole di Gor'kij non è ancora un sole del tutto veritiero.
Gor'kij è un precursore ed è il più possente del nostro tempo. Ma Gor'kij non è il cantore del sole, è l'araldo della verità: se c'è qualcosa che vale la pena di cantare, allora sappiate che questo è il sole.
Tratto da Odessa di Isaak Babel' – a cura di Costantino di Paola – Ed. Marsilio

   
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