Shir Del Essalem - Rassegna stampa

 

«ECCEZIONALE PRESTAZIONE DI MONI OVADIA E DEL SUO GRUPPO»

Un’esperienza emozionante dedicata alla pace dei popoli

di Gianfranco Miksa

http://www.edit.hr/lavoce/2007/070831/cultura.htm

 

ABBAZIA – È stata un’esperienza trascendentale, mistica, molto emozionante quella proposta alla Scena estiva di Abbazia lo scorso mercoledì sera. Sul palco il musicista serbo-croato Aleksandar Sasha Karlić, direttore del Theatrum Instrumentorum, il celebre attore e cantante Moni Ovadia ed il cantante palestinese dei territori occupati Faisal Taher. I tre hanno unito le loro forze per realizzare un concerto-spettacolo che ha voluto essere un inno alla pace ed alla tolleranza. Un evento dove le voci degli artisti – di origine, cultura e nazionalità differenti – s’intrecciano per cantare musiche di tre religioni monoteiste, quella ebraica, la cristiana e la musulmana. Un concerto eccezionale, di grande valore artistico, dal titolo “Shir del essalem” che significa “Canti della pace”, che in realtà è un connubio di tre parole ciascuna nella lingua di una delle tre religioni in causa. Tre religioni che in realtà hanno dei punti di contatto molto forti, accomunate da grandi messaggi di pace.
L’evento è stato proposto nel quadro degli appuntamenti estivi proposti del Festival di Abbazia, nonché nell’ottava edizione della Settimana della cultura ebraica Bejahad. Tra un brano è l’altro Moni Ovadia ha illuminato il numeroso pubblico con aspetti storici delle tre religioni monoteiste – come afferma il cantante ebraico – collegate soprattutto dalla musica: “Fin dai tempi più remoti, la musica ha avuto il potere di trascendere i confini di religione, cultura, geografia ed etnicità. Certamente era questo il caso della Spagna medievale, – continua il noto artista – dove la musica aveva fatto da ponte tra la cultura cristiana, ebraica ed islamica, un’eco che continua attraverso i secoli. Nella seconda metà del secolo XV, i popoli della Spagna, Cristiani, Ebrei e Musulmani, a livello di culturale erano per la maggior parte misti. In questo concerto vi proponiamo i frutti musicali di questo favoloso incrocio, per molti versi unico nella storia. Secondo lo scrittore e studioso messicano Carlos Fuentes, più di un quarto delle parole in lingua spagnola hanno radici arabe, per non parlare della musica flamenco contemporanea. I Mori hanno portato in Spagna i loro strumenti musicali, in primo luogo quelli a corda, divenuti in seguito di importanza primaria dal Medioevo ad oggi. Ancor oggi le influenze orientali sul linguaggio musicale, sulle forme poetiche e sulla prassi esecutiva del repertorio tradizionale di tutto il Mediterraneo sono enormi”.
Durante la serata sono stati proposti i magnifici brani de “Le Cantigas di Santa Maria”. Si tratta di una raccolta che narra i miracoli di “Mariam”, la Vergine Maria. Come spiega Moni Ovadia, si tratta della più importante raccolta di monodia cortese dell’Europa medievale, pervenutaci in quattro manoscritti del XIII secolo. Non vi sono indicazioni riguardo ad un autore preciso; alcuni suppongono che le Cantigas siano opera del re Alfonso X “Il Saggio”. Si presume si tratti del prodotto della sua corte cosmopolita: da sovrano illuminato, Alfonso si circondò di quanto meglio gli potevano offrire scienziati, letterati e musicisti cristiani, arabi ed ebrei.
Si è proseguito con l’Ensemble del Theatrum Instrumentorum, costituito nel 1985 a Milano, esibitosi nelle cantilazioni del Corano e la grande musica classica araba “Muwashah”, nata nel medioevo in seno alla scuola arabo-andalusa. Hanno fatto seguito i canti e le musiche degli Ebrei sefarditi, espulsi dalla Spagna nel 1492 e dal Portogallo nel 1508. “La Regina di Spagna, Isabella la cattolica – spiega il teatrante bulgaro–italiano tra una canzone e l’altra – ed il Re Ferdinando firmarono (1492) un decreto in forza del quale tutti gli ebrei dovevano lasciare la Spagna in nome della ‘limpieza de la sangre’ (pulizia del sangue, purezza del sangue) senz’altra alternativa all’infuori del battesimo o della morte. I più partirono e fu un esodo di grandi proporzioni. È stato notato, con una specie di cabala, che i numeri 1, 2, 4 e 9, portano sciagura al popolo ebraico. L’anno 1492, anno della cacciata degli ebrei dalla Spagna, ha gli stessi numeri dell’anno 1942 (500 anni dopo), conferenza del Vanesse, dove fu decisa ‘La soluzione finale del problema ebraico”, ossia il genocidio di tutti gli ebrei”.
Una considerazione di Moni Ovadia sul senso della pace, sulla religione islamica e sui Musulmani che merita essere riportata: “In seguito ai terribili fatti dell’11 settembre 2001 in USA sono state dette un mare di fandonie sulla religione musulmana e sull’Islam. Un buon musulmano e un buon ebreo si somigliano come due gocce d’acqua. Allo stesso modo un malvagio ebreo assomiglia a un malvagio musulmano. Nel Corano – ricorda Moni Ovadia – sta scritto che bisogna rispettare tutti i popoli contenuti nel libro sacro. Una scorretta interpretazione del Corano può gettare una serie di ombre su quello che è un antico e profondo. Il vostro Dio è il nostro Dio, lo dice il Corano; i profeti delle altre due fedi monoteiste sono i profeti dell’Islam. Secondo una tradizione coranica, perfino il Giudice di tutti i credenti anche per quelli dell’Islam, nel momento del Giudizio Universale, sarà Gesù. Nel Corano ci sono elementi di grandezza come il rispetto verso chi non crede: ‘Se Allah avesse voluto fare tutti gli uomini credenti lo avrebbe fatto lui, e allora chi sei tu per costringere un uomo a crede a suo dispetto?’ Nessuna costrizione nella fede, dunque. Per capire il Corano ci vorrebbe ben più di una vita, oltre alla conoscenza della lingua in cui si è espressa e ascoltare la grande voce con la volontà di accogliere e di capire.”
Moni Ovadia e il Theatrum Instrumentorum hanno proposto una serata unica, soprattutto per quanto riguarda i nostri territori, dove sulle ali della musica e considerazioni sulle religioni, è stata racconta una storia millenaria, di cui, come sostiene lo stesso Ovadia, tutti ne facciamo parte. “Shir del essalem” o “Canti della pace” consegna una chiave di lettura per comprendere l’importanza dei canti, per non rimanere smarriti in un mare infinito di suoni e profumi. Il gruppo musicale è guidato dal maestro Aleksandar Sasha Karlić, che, oltre ad essere un eccellente direttore, è un grande studioso di musica, sia essa originaria dai Balcani, sia di matrice occidentale. Karlić ha studiato in Italia presso i più importanti conservatori, approfondendo le origini della musica rinascimentale spagnola fino ad approdare ai più variegati aspetti della musica etnica mediterranea, e fusion. Una fantasioso ventaglio musicale che comprende musiche antiche con particolare attenzione alla contemporaneità, dal Medioevo all’Ottocento, dall’Europa Occidentale al mondo Bizantino e Ottomano. Va particolarmente rilevata l’importanza della componente vocale, vero motore dello spettacolo, con la partecipazione del grande Faisal Taher, cantante palestinese (Yabad) e artista poliedrico, compositore di colonne sonore, che ha collezionato numerose collaborazioni dall’86 ad oggi in Italia. E poi le voci celestiali di Gloria Moretti, Roberto Marelli e Federica Doniselli nelle Cantigas Andaluse del XV secolo che hanno introdotto l’evento. L’ultimo brano rende un omaggio a tutte le culture mediterranee, fucina delle nostre civiltà: la canzone che vede tutti i musicisti e cantanti in scena è cantata in diversi dialetti e lingue. Sentiamo cosi l’italiano (in particolare il siciliano), il serbo, il croato, lo spagnolo, l’ebraico e l’arabo.

   
facebook © 2011 OYLEM GOYLEM ALL RIGHTS RESERVED  |   P.IVA 13071690153   |   cookies policy

By using this site you agree to the placement of cookies on your computer in accordance with the terms of this policy