Es Iz Amerike! Cosa ci vuoi fare è l'America! - Rassegna stampa

 

« Il teatro contro l’antisemitismo e i pregiudizi Moni Ovadia a Rubiera con «Es iz Amerike - Che ci vuoi fare, è l'America!»

di Chiara Affronte

L'Unità (ed.Bologna) - 4 gennaio 2005

 

In pochi forse conoscono a fondo lo straordinario incontro tra la cultura ebraica e quella americana. Un dato che emerge all'occasione, ma troppo poco spesso rielaborato. Pochi sanno che geni come Woody Allen, Gorge Gershwin, Leonard Bernstein, Bob Dylan sono ebrei. Un esiguo 2% da cui è scaturito il 75% di personaggi illustri. «Nulla di misterioso. Ai tempi dell'emigrazione gli ebrei erano l'unico popolo che aveva un'intellighenzia diffusa: tutti dovevano studiare. La loro condizione di minoranza, il talento intellettuale dovuto al bimillenario studio delle Scritture» sono alcune delle ragioni di questi numeri. Su questo incontro fruttuoso Moni Ovadia ha costruito uno spettacolo, «Es iz Amerike - Che ci vuoi fare, è l'America!» in scena in anteprima domani al Teatro Herberia di Rubiera (Re, info: 0522621133). Spettacolo che è anche riflessione sull'antisemitismo di ieri e sui pregiudizi di oggi. Perché - ci racconta Moni Ovadia- l'antisemitismo è stato duro negli States: «Harry Ford fu citato nel Mein Kampf di Hitler come esempio luminoso di antisemitismo» ed «ebrei furono il 70% delle vittime del maccartismo: una violentissima mascherata campagna antisemita». Fino ad arrivare a quello che Ovadia definisce «l'ultimo pregiudizio», e cioè che «la guerra di Bush sia la guerra degli ebrei, perché Bush è in alleanza organica con Sharon e perché ci sono tra i falchi dell'amministrazione Bush ebrei noti come Wolfovitz e Perle». Pregiudizio che non tiene conto dell'analisi per campioni etnici del voto delle elezioni americane, secondo cui «il 58% dei protestanti bianchi ha votato per Bush, così come il 52-54% dei cattolici bianchi e il 50% dei latini, mentre i neri e gli ebrei (con il 76% dei voti per Kerry) sono state le uniche due minoranze ad avere fatto argine». Il voto ha «confermato lo storico legame della sinistra progressista con gli ebrei e ha evidenziato che la 'potente' lobby ebraica americana non incide più sulle elezioni». Fil rouge dello spettacolo - che fa luce anche su questi dati - la messa in scena, tra parole e musica (quelle di Ovadia che, vestito di una luccicante giacca da varietà narra e dà voce a grandi personaggi della letteratura, della musica e dello spettacolo, e quella della Stage Orchestra in cui spicca la voce di Lee Colbert) la storia di uno di un singolare fenomeno identitario: «Uno dei più affascinanti della modernità». Condito dalla musica e da «cose buffe», tipiche dell'umorismo ebraico peraltro, il racconto parte dall'emigrazione e arriva ad oggi, passando anche attraverso la triste storia, raccontata con umorismo, di capitalisti ebrei che sfruttavano a sangue operai ebrei, e quella di banchieri ebrei che attraevano risparmi di poveracci ebrei per poi truffarli. Il recital attraverserà il mito americano, «che per molti in realtà non fu tale», e anche lo «show businnes»: «Luogo ideale di espressione per gli ebrei emarginati». Interessante la trasformazione della figura istituzionale del buffone della corte rabbinica - che, sbeffeggiando i rabbini, teneva a bada l'idolatria - nell'americano stand up comedian. Ma anche quella del cantore di sinagoga che diventa cantante di varietà, come si racconta, in modo autobiografico, in «The jazz singer» di Al Jolson. Mentre sullo sfondo la scena mostra un villaggio ebraico collegato con il ponte di Brooklin, Moni Ovadia racconta un intero secolo caratterizzato da questo fenomeno che investe completamente il musical, ad esempio (tutti gli autori dell'epoca d'oro furono ebrei eccetto Cole Porter). Per arrivare, giocando sulle confusioni identitarie, alla guerra in Vietnam e alla voce profetica di Ginsberg raccontata su musiche di un altro ebreo, Philip Glass. La chiusura è per Bob Dylan con la sua «Hard rain's gonna a-fall». Intanto Ovadia continua con i suoi impegni: a gennaio, per le celebrazione della Giornata della memoria, sarà a Parma con la versione in forma di spettacolo del recital «Through roses». E prossimamente a Mosca con l'«Armata a cavallo» e in Irlanda dove è stato chiamato ad interpretare Shylock in una nuova produzione de «Il mercante di Venezia».

 

   
facebook © 2011 OYLEM GOYLEM ALL RIGHTS RESERVED  |   P.IVA 13071690153   |   cookies policy

By using this site you agree to the placement of cookies on your computer in accordance with the terms of this policy