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Golem - Rassegna stampa

 

Raffinatissimo Golem

di Margherita Rubino

La Repubblica - 12/1/1995

 

Poche centinaia di genovesi avevano potuto partecipare, tre anni fa, al "Cabaret Yiddish" dell'ebreo bulgaro Moni Ovadia e al Golem da lui reinventato con forte arbitrio e ottimo successo...

 

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Golem - Rassegna stampa

 

Un "Golem" fratello di Frankenstein

di Gastone Geron

Il Giornale - 15/3/1991

Milano - Un ebreo bulgaro di ormai annosa elezione milanese, musicalmente formatosi nell'"Almanacco popolare" di Roberto Leydi e non alieno da reiterate incursioni "in prosa", il poliedrico Moni Ovadia ha voluto fondere musica e teatro, suono e parola, recuperando in "Golem" una plurilinguistica cultura ebraica di matrice mitteleuropea....

 

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golem_rassegna © Photo: Maurizio Buscarino
 

Golem - Rassegna stampa

Trionfale successo al Filodrammatici della novita’ di Moni Ovadia
osanna al mito ebraico “Golem” la rivolta di un gigante d’argilla

Great success at Teatro Filodrammatici for Moni Ovadia's new show, a salute to the Jewish myth of the "Golem", a clay giant's revolt)

by Giovanni Raboni

Corriere della sera - 15 March, 1991

A full audience and never-ending applause the other evening at the Filodrammatici, for the Milan début of "Golem", a singular and fascinating show (produced by Ctr Artificio di Milano, in collaboration with the Teatro Petruzzelli of Bari) which its author, Moni Ovadia, defines as a "dramma cantato" (sung drama) and which is inspired by an ancient Jewish myth, the myth of the Golem: according to the legend, the Golem was a clay giant created and bestowed with life by a great Rabbi who lived in Prague during the 16th century...

 

 

Un "Golem" fratello di Frankenstein - ("Golem", a brother of Frankenstein)
by Gastone Geron

Il Giornale - 15 March, 1991

Stadium style enthusiasm for Moni Ovadia's new show at the Filodrammatici of Milan...

 

 

Raffinatissimo Golem(Most refined Golem)

by Margherita Rubino

La Repubblica - 12 January, 1992

All sold out at the Duse, at least till Sunday for the Jewish cabaret by Moni Ovadia: culture e history at the theatre...

 

 

   

 
 
 

Golem - Rassegna stampa

 

Trionfale successo al Filodrammatici della novita’ di Moni Ovadia
osanna al mito ebraico “Golem” la rivolta di un gigante d’argilla

di Giovanni Raboni

Corriere della Sera - 15/3/1991


Un dramma cantato in tre lingue (yiddish, tedesco e italiano) - Consensi entusiasti per l’interpretazione dell’autore - Daniele Abbado coartefice dell’opera.

Gran pubblico e applausi a non finire l’altra sera al Filodrammatici, per la “prima” milanese di “Golem” singolare e affascinante spettacolo (prodotto dal Ctr Artificio di Milano in collaborazione con il Tetaro Petruzzelli di Bari) che il suo autore, Moni Ovadia, definisce “dramma cantato” e che si ispira a un antico mito ebraico: quello, appunto, del Golem, il gigante d’argilla creato e dotato di vita, secondo la leggenda, da un Grande rabbino vissuto a Praga nel XVI secolo.
Adibito dal rabbino a umili mansioni di servo della sinagoga, ma tenuto in serbo come difensore del ghetto contro la minaccia di eventuali persecuzioni, il Golem sfugge dal controllo del suo creatore e padrone quando questi, un venerdì sera, si dimentica di disattivarlo come fa ogni settimana per impedirgli di svolgere durante il sabato un’attività proibita e dunque peccaminosa.
L’infrazione genera rovina; ed ecco infatti lo sfrenato umanoide imperversare nel ghetto spargendo il terrore e uccidendo bambini. Il rabbino non può fare altro, ovviamente, che distruggerlo.
Il mito, ricchissimo di implicazioni storiche e soprattutto teologiche, è già stato oggetto di alcune elaborazioni espressive tutte in ambito culturale boemo o comunque mitteleuropeo, da un romanzo abbastanza noto di Meyrink a un testo teatrale di Leivik, a un famoso film espressionista di Wegener.
Quella di Ovadia - che pur prendendo spunti dai precedenti (in particolare dal dramma di Leyvik), deve essere considerata del tutto nuova e autonoma - si apre spontaneamente e con piena coerenza a nuove suggestioni , prima fra tutte quelle legate alla figura e agli scritti di Kafka.
Semplificando alquanto, si può dire che la rivolta finale del Golem ha un precedente diretto in una sua iniziale riluttanza ad accettare la vita e che tale riluttanza si rispecchia nell’inettitudine a ridere che Kafka metaforizza in tutta la sua opera e di cui, in una lettera famosa e qui citata, considera responsabile il padre...
Ma il testo è solo una parte, seppur decisiva e portante dello spettacolo, che vive del vitalissimo intreccio di diverse sonorità linguistiche (quella dello yiddish innanzitutto, ma anche del tedesco e dell’italiano) e di una commistione estremamente efficace (che Guy Scarpetta giudicherebbe, credo, esemplarmente “post-moderna”) di musiche popolari yiddish (elaborate da Maurizio Dehò e Gian Pietro Marazza) e di musiche originali “colte” (composte da Alessandro Nidi, secondo moduli espressivi di forteimpronta mahleriana).
Canti e danze, dialoghi e (come Ovadia li chiama) “trialoghi”, soliloqui e scene corali (a volte felicemente comiche) si alternano con trascinante continuità ritmica, realizzando un effetto di “tutto pieno” non meno ammirevole che sorprendente. Ce n’è davvero, in un’ora e mezzo filata, per tutti i gusti, nell’ambito di un’unià di pensiero e di stile che fa di “Golem” uno dei pochi eventi di spicco, e raccomandabili “toto corde”, di questo scorcio di stagione.
Più che motivato, dunque, il consenso entusiastico del pubblico, che ha festosamente accomunato Ovadia (che è anche l’onnipresente ed eccellente protagonista) al suo collaboratore Daniele Abbado, agli autori delle musiche, delle scene e delle coreografie e, infine, tutti gli interpreti ed esecutori. Una volta tanto dispiace veramente, non solo “pro forma”, non poterli citare uno per uno.

 

   

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