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Un sopravvissuto di Varsavia

di Arnold Schöenberg (1947)

Oratorio per voce recitante, coro maschile e orchestra op.46
rappresentazione del 28 maggio 2006 Teatro alla Scala di Milano

 

Orchestra e Coro del Teatro alla Scala di Milano

Direttore  Roberto Abbado

voce recitante  Moni Ovadia

baritono  Markus Werba

solisti del Coro di Voci Bianche del Teatro alla Scala e del Conservatorio “G.Verdi” di Milano diretto da Alfonso Caiani:

Beatrice Palumbo

Lucrezia Drei

Elena Caccamo

Irene Ripa

Maestro del Coro  Bruno Casoni

 

Al termine della Seconda Guerra Mondiale, sconfitto definitivamente il nazismo, Schönberg scrisse un lavoro che voleva rievocare la persecuzione condotta dalla Germania di Hitler contro gli Ebrei. Egli utilizzò il racconto di uno di questi, scampato al massacro del "ghetto" di Varsavia.

 

Si tratta di una composizione orchestrale scritta in stile dodecafonico ove una voce recitante narra in inglese (con brevi inserti in tedesco) il drammatico momento in cui un gruppo di prigionieri ebrei viene fatto uscire dai baraccamenti per essere condotto alle camere a gas.

Il racconto di quel giorno, fatto appunto da un ebreo di Varsavia sopravvissuto alla strage, può apparire a volte molto crudo: leggendo il testo e ascoltando la musica non possiamo evitare di riflettere e meditare; la ferocia della persecuzione, la forza e la fiducia in Dio degli Ebrei, la condanna di ogni tipo di fratricidio: tutto questo traspare chiaramente dalla musica e dal testo, entrambi a forte impatto emotivo.

Schönberg attraverso questo lavoro vuole far comprendere l'assurdità della strage antisemita:

perché esistono odi fra gli uomini?

Perché l'uomo opera distinzioni di razza, di colore, di religione?

Perché l'uomo uccide i propri simili?

Non siamo forse tutti uguali?

Non dovremmo essere tutti fratelli?

Eppure più volte, nel corso della storia, l'uomo ha odiato, segregato, ucciso.

L'opera "Un sopravvissuto di Varsavia" deve allora aiutarci a non dimenticare ciò che è successo al fine di non sbagliare nuovamente.

Il lavoro fu scritto nel 1947 e pubblicato negli Stati Uniti. Si pensi che solo in quegli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale incominciarono a diffondersi le raccapriccianti notizie sui campi di concentramento nazisti: lo stesso Schönberg aveva da poco appreso che in uno di questi mostruosi "lager" era morto un suo nipote. Ciò spiega perché il pubblico, dopo che il brano fu presentato per la prima volta, non applaudì, ma rimase assorto in silenzioso, stupefatto raccoglimento.

   
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