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Il condominio di Ezio

Ezio Trapani è l'essere umano più disastrosamente simpatico e più

rovinosamente insostituibile che mi sia capitato di incontrare. L'ho conosciuto come produttore teatrale. Venne ad incontrarmi al teatro Quirino di Roma e fece la sua comparsa nei camerini con la sigaretta alle labbra e lo sguardo ridente e ironico da ineffabile Yanez, solo lo sguardo, del soma diremo poco oltre. Ezio mi propose uno spettacolo che lui aveva pensato per me. Il mio primo istinto fu di dire no, perché nel bene e nel male gli spettacoli me li penso da solo, ma devo riconoscere che Ezio e il suo socio lo scenografo Enzo Venezia, l'artista della geniale accoppiata, l'avevano pensata impeccabilmente come io stesso non avrei saputo fare meglio. Non potei rifiutare mi fidai e mi affidai. Tutto si svolse meravigliosamente in occasione del debutto di "Yossl Rakover si rivolge a Dio" che si tenne per tre sere nei cantieri della Zisa a Palermo nell'epoca del rinascimento palermitano promosso dall'allora sindaco Leoluca Orlando. Ammaliato dall'impeccabile percorso produttivo e abbagliato dalla signorilità di Ezio (aveva invitato ed ospitato a sue spese mogli e compagne di tutti gli interpreti) accettai la sua seconda proposta che aveva ben altra misura produttiva e ambizioni faraoniche. Forse inebriato dalla mia fiducia Ezio di fronte a questa impresa rivelò l'affidabilità di Zorba il greco e mi portò per mano ad interpretare la parte dello scrittore ellino-inglese (Alan Bates nel leggendario film) per costruire in solido un'entusiasmante catastrofe. Vissi quell'esperienza in uno stato di possessione collerica mentre Ezio di fronte al disastro mi ripeteva di stare sereno sigaretta alla bocca con il piglio dell'ineffabile Yanez, scampando alla morte per strangolamento solo perché la violenza fisica non è nei miei geni. Eppure poche volte mi sono divertito con tanta rabbia contro un compagno di strada. Poi Ezio ed io un bel giorno litigammo, io sono assolutamente convinto che accadde per colpa sua, Ezio ha la stessa ferma convinzione ovvero che fu per colpa mia. Che importa. Ciò che importa è che per troppo tempo mi sono privato dell'irresistibile compagnia di Ezio Trapani. Ma fortunatamente Ezio è di pasta buona, non è protervo, la modestia gli appartiene per la rivelazione di aver sognato un destino da Zorro ed essersi svegliato con un fisico da sergente Garcia, pertanto non ha fatto il sostenuto e si è riappalesato senza formalismo con un delizioso libro di arte culinaria da farmi leggere Le ricette del cuochezio. Ma questa era solo l'esca, perché Ezio è sì modesto ma ha anima di levantino e con perfetto timing qualche tempo dopo mi ha chiesto di presentare il suo secondo libro. Ho detto subito di sì. Giudicatemi come volete ma io non posso opporre un diniego ad una richiesta di Ezio Trapani. So che me ne pentirei. Il Condominio, questo è il titolo della seconda fatica del Trapani è una lettura sapida e godibilissima, mi ha rivelato l'altra faccia della luna con cui Ezio condivide le rotondità. Questo sfacciato sedicente produttore, che si bascula fra l'abilità e la ciarlataneria, a mio parere sa scrivere, cosa non frequente fra coloro che viziosamente esercitano questa vocazione in un Paese come il nostro dove gli scriventi sono in soverchia maggioranza rispetto ai leggenti. L'argomento scelto dal nostro mi ha dato poi il colpo di grazia. Da tempo rifletto sull'universo condominio come inquietante metafora della società e come scrigno antropologico di comportamenti che rivelano chi siamo noi esseri umani molto più di qualsivoglia altro spaccato. Il condominio sollecita ogni sorta di tic, arroganza, nequizia, meschinità, ma anche al contrario inaspettate solidarietà, gesti carichi di inattesa grazia e bonomia che non arginano tuttavia la logica del dispetto e della rappresaglia. Quando litigo di politica con alcuni dei miei musicisti animati da passione rivoluzionaria da qualche anno riesco a metterli con le spalle al muro con questa stoccata:" partecipate ad una riunione di condominio e capirete perché il socialismo è un'utopia impossibile se non a prezzo di massacranti e umilianti mediazioni. Il condominio di Trapani (inteso come autore) è però una perla nella repubblica sovietica dei condomini del mondo, i suoi cittadini sono tutti incantevoli per le virtù ma soprattutto per i vizi, li vorresti come tuoi condomini, così come brameresti di avere Saverio per custode del tuo stabile perché Ezio deliberatamente ed astutamente non li approfondisce psicologicamente ma li schizza con pennellate ironiche, li accarezza con l'affetto di quella specialissima malizia palermitana che immediatamente conquista il frequentatore della travagliata ma splendente capitale siciliana che già nel quindicesimo secolo un mio probabile avo grandissimo commentatore delle scritture ebraiche, rabbì Ovadià da Bertinoro magnificava con parole ammirate. Io che a Palermo ci sono stato spesso e tanto e che in essa ho alcuni dei miei migliori amici e mentori, devo al suo penetrante humor un contributo fondante alla mia consapevolezza ebraica. Come lettore, perché sia chiaro sono solo tale, non ho la benchè minima pretesa di fare il critico, devo confessare che il mio ex-produttore palermitano mi ha spiazzato e commosso con il suo estro letterario. Detto questo Ezio non ha la minima pretesa di essere scrittore, bastino a provarlo questi suoi due aforismi autodelatori:" la presunzione è reato di favoreggiamento" e " aveva tutto per essere un grande scrittore: la carta, la penna, la scrivania". Anche io condivido con Ezio la consapevolezza di non essere uno scrittore ma solo uno che scrive, cosa assai diversa. Sì che parafrasando una celebre storiella ebraica potrei metterla così per lui e per me. Un giovanotto ebreo rincasa con piglio fiero, tiene in mano il suo primo libro che si è pubblicato con i suoi risparmi e dice alla sua yiddishe mame:" mamma sono uno scrittore! - e la sua mamma con aria dolcemente malinconica gli dice – amore per il tua mama tu sei un scritore, per il tuo papa tu sei un scritore, anche per il tuoi frateli e sorele, per il nonna tu lo sei un scritore...ma per il scritori... tu sei un scritore???"

Moni Ovadia

 



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