Il paese incolto
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  Il prestigio della cultura italiana all'estero rimane, nonostante tutte le incurie, molto alto. Il prestigio della cultura in Italia invece è ai suoi minimi storici. Ancora una volta è un nostro artista celeberrimo e onorato nel mondo, il Maestro Riccardo Muti, attualmente direttore della Chicago Symphony Orchestra, a denunciare lo stato di degrado in cui versa l'attività culturale nel Belpaese in una appassionata intervista con Federico Rampini apparsa una decina di giorni fa nelle pagine della cultura di Repubblica . Noi gliene siamo grati perché lo fa non pro domo sua, visto che potrebbe comodamente ignorare il problema e godersi ovunque i frutti del prestigio che si è conquistato con il suo talento. E mentre le nostre eccellenze lanciano l'allarme sul misero destino che chi ci ha governato e chi ci governa prepara per i suoi cittadini, soprattutto per quelli giovani, la stragrande maggioranza dei politici se ne frega e, verosimilmente, si consola pensando che la cultura sia un optional e che intasare il paese e le sue energie con le loro squallide dispute di bottega sia più importante della realtà stessa. L'unico politico di rilievo nazionale che ponga la cultura e il sapere fra i primi punti della sua agenda politica è il governatore della Puglia Nichi Vendola. Il leader di Sel, è doveroso dargliene atto a prescindere da ogni altra considerazione, è, caso raro, un politico di rango che investe progettualmemte sul valore delle attività culturali ed educative, non solo nelle sue battaglie politiche, ma anche nella sua concreta azione di governo nella regione Puglia che oggi, in questo settore, è una punta avanzatissima rispetto al tendenzialmente mediocre paesaggio nazionale. Altri politici che abbiano lo stesso sentire si trovano fra gli outsider, come il sindaco di Napoli Luigi de Magistris. Il tanto incensato Mario Monti, indicato dai popolari europei come il "messia" della politica italiana, ha perseguito, con signorile indifferenza, nella stessa nefasta politica di tagli e di disprezzo nei confronti di quelle che sono le più importanti risorse dello Stivale - arte bellezza e cultura – in piena sintonia con il governo Berlusconi e in particolare con quell'omino dal talento di un mediocre burocrate che sedeva al Tesoro. Il problema della nostra povera Italia è che, con scarse e lodevoli eccezioni, la sua classe politica è, nel migliore dei casi, mediocre e incolta e nel peggiore, abissalmente ignorante e proterva. I cittadini italiani che non assomigliano a quei politici o che non vogliono assomigliarvi se ne ricordino nella cabina elettorale se desiderano vivere in un paese migliore, nel quale l'essere umano sia un valore e l'elettore non sia l'utile idiota da raggirare e illudere ad ogni nuova tornata elettorale.

 

Moni Ovadia - L'Unità  -  21/12/2012

 

 

 

 

   
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