Amoralità
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  La settimana scorsa ho partecipato agli incontri del cortile dei gentili tenuti ad Assisi. In quell'occasione ho avuto modo di ascoltare alcune intense parole del Cardinale Gianfranco Ravasi riferite all'impressionante degrado che sta infangando il senso morale nel nostro paese in queste ultime settimane. Monsignor Ravasi individuava nell' annoso dilagare dell'amoralità diffusa l'origine dei fenomeni di corruzione senza ritegno che con inquietante regolarità vengono rivelati dalla magistratura nelle sue indagini. A monte e a valle delle fattispecie di reato è un inevitabile esito dell'amoralità l'attitudine arrogante e la insopportabile disinvoltura con cui molti esponenti della politica continuano a comparire nei media commentando, criticando, autoassolvendosi, senza assumersi la minima responsabilità morale e politica davanti a tutti i cittadini elettori e in particolare a tutti coloro che sono colpiti dalla crisi durissima che ha portato l'Italia in una recessione che non accenna ad arrestarsi. La destra pdiellina e leghista ha istituzionalizzato il metodo della volgarità e della protervia plebea ne ha fatto un titolo nobiliare. Il cavalier Berlusconi è stato l'ideologo dell'amoralità burina, la sua corte di clientes e di pseudo politici ha fatto del messaggio del capo un vero credo. Fra tutti loro Roberto Formigoni, governatore azzoppatissimo della Lombardia, è sublime per assommare in sé tutto il peggio del peggio dell'improntitudine del potere. Quegli italiani che alle elezioni conservassero la loro fiducia per politici come lui metterebbero una seria ipoteca sulla loro capacità di giudizio o sulla loro onestà. Purtroppo nel centrosinistra molti non hanno saputo opporsi al dilagare osceno della disgregazione della decenza, ci si sono adattati, alcuni persino crogiolati e anche adesso, con il paese in ginocchio, disgustato dai partiti nel loro insieme, nel Pd ci si perde in risse insensate squisitamente partitiche. Renzi, uno dei papabili alla guida del Pd, attacca Dalema con pesantissime accuse come quella di avere legittimato vent'anni di Berlusconismo, ma dimentica opportunamente la sua visita "privata" al Berlusconi Presidente del Consiglio. Oggi il cavaliere ricambia la cortesia con imbarazzanti parole di stima per le sue idee e probabilmente per sua rozza espressione "rottamazione" entrata in quello schifo di lingua pseudopolitica che è lo specchio dei tempi. Leader navigati del Pd ex Ds-Margherita reagiscono al mediocre giovanilismo renziano con malcelata isteria, non per ciò che Renzi è ma per il crescente consenso di cui gode. Ma agli italiani di tutto questo che gliene importa?

Moni Ovadia - L'Unità  -  13/10/2012

 

 

 

 

   
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