Divisivo
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Uno dei termini dal sapore di deprecabile neologismo partorito dal linguaggio dell'attuale governo di responsabilità nazionale, è la parola "divisivo". L'attributo, nel politichese in voga in questo scorcio di legislatura, è utilizzato come quei segnali d'allarme dal suono isterico e nasale che avvertono di un pericolo imminente. Nella fattispecie, è un comportamento che mette a rischio la fragile "pacificazione" che tiene insieme il Pd e il Pdl assai cara al Presidente della Repubblica, accetta alle nomenclature, sopportata dagli elettori pidiellini, ma subita da gran parte di quelli democratici come un'insopportabile soperchieria. Comunque sia, e al di là del giudizio di merito, questo governo riesce a stare appiccicato insieme purché si tengano sotto controllo le vocazioni e le ambizioni divisive. Ma chi è stata e continua ad essere la personalità politica più divisiva della storia repubblicana? Non è forse Silvio Berlusconi? E dopo la sentenza della Cassazione, il suo tasso di divisività non ha forse raggiunto livelli di guardia? Insomma, qualunque cosa si pensi del Cavaliere, non si può non riconoscere che l'indomabile Silvio è il campione olimpionico dei divisivi. Come può sopravvivere un governo di responsabilità nazionale se il suo dominus è un uomo che vede comunisti dappertuttto come il generale sbroccato del "Dottor Stranamore"? Qualcuno dovrebbe convincere il Cavaliere a farsi da parte per carità di patria. E forse lui stesso potrebbe scoprire, che non c'è solo la politica nella vita. Potrebbe dedicarsi per esempio a scrivere la sua biografia per cominciare. Sarebbe sicuramente un best seller e non è da tutti imbroccarne uno al primo colpo. Certo che via lui, il centro destra si ridurrebbe al simulacro di un raggruppamento di cortigiani orfani più qualche zombie sparso qua e là.
Ma non bisogna dimenticare che una dissoluzione, può annunciare una resurrezione.


 

Moni Ovadia L'Unità - Voce d'Autore del 03/08/2013

 

 

   
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