Palermo futuro d'Europa
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  L'Europa, nei suoi confini mediterranei, si affaccia sul Medioriente e sul mondo arabo. Oggi questo scacchiere è sconvolto, nel bene e nel male, da drammatiche e impetuose trasformazioni. La direzione e il senso dello sconvolgimento è ancora incerto, non si è definito, ma l'Europa nel frattempo stenta a dismettere le lenti residuali dell'eredità colonialista con i suoi vecchi e nuovi stereotipi. Politicamente è gregaria degli Stati Uniti che, a loro volta, rimangono ancorati a vecchi ruoli e vecchie concezioni egemoniche. Il futuro, anche se è difficile azzardare previsioni di breve e di medio termine, è sicuramente altrove, basta affacciare lo sguardo su piazza Tahrir o su piazza Taksim. L'ideologia economicista e la realpolitik, sono per loro natura miopi e occluse, non prevedono gli orizzonti e tanto meno i sogni, anche se l'insopprimibile vocazione di vivere in un mondo di giustizia e di pace, ha uno spasmodico bisogno di orizzonti e di sogni. L'Europa stessa ne avrebbe bisogno. L'illusione che una nazione europea potesse essere edificata a partire da interessi economico-monetari, burocratici e politico minimali, si è infilata in un cul-de-sac senza sbocco. Le istituzioni europee stesse, in un angolo della propria pallidissima sensibilità, ne sono consapevoli se è vero che hanno previsto il conferimento annuale del titolo di capitale europea della cultura a due città del Vecchio Continente appartenenti a due degli stati membri della UE. E se la vecchia Europa ha bisogno di capitali della cultura, significa che le ritiene importanti. Perché? Perché la cultura è importante. Di più, decisiva, strategica. Un progetto che non sia fondato culturalmente, non ha la possibilità di trasformare le società, è un corpo privo di linfa vitale condannato alla sclerosi. L'iter di assegnazione ad una città del prestigioso ruolo di capitale europea della cultura, prende l'avvio con l'anticipo di un lustro rispetto all'anno di designazione e nel 2019, i paesi prescelti per la nomination, sono l'Italia e la Bulgaria. Entrambi i paesi mi stanno particolarmente a cuore. In Bulgaria sono nato e a quel paese coraggioso, in quanto ebreo, devo la vita. Dell'Italia sono cittadino sin dalla nascita, l'Italia è il mio Paese. Per ciascuna di queste due nazioni, concorreranno al titolo otto città e ciascuna di esse, sente di avere e indubbiamente ha i requisiti indiscutibili. Fra le città italiane ci sono Venezia, Perugia, Assisi... che dire, i nomi stessi suonano come garanzie. Fra le altre ha avanzato la sua candidatura Palermo. Oggi, nell'orizzonte tumultuoso ed incandescente che polarizza il nostro sguardo verso i confini mediorientali della nostra Europa dove si annuncia che un altro mondo è possibile, quale altra città in questa prospettiva può misurarsi con la splendente capitale siciliana? Quale altro luogo ha così fortemente iscritta nelle proprie fibre identitarie la cultura dell'incontro fra le matrici molteplici di genti e pensieri? Dove meglio che a Palermo, capitale del caleidoscopio siciliano, si può proseguire nell'opera di ritessere l'infranto che ha smembrato la matrice comune del monoteismo del patriarca Abramo e ha reso reciprocamente ostili le fonti spirituali dell'humus europeo? E non sarebbe Palermo sede ideale per riprendere, attraverso la forza della cultura, il cammino della pace in Medioriente oggi incastrato nella palude di una iniqua inerzia senza un bagliore di luce in fondo al tunnel? Palermo, ad un tempo città europea e "mediorientale", come ambasciatrice di cultura può svolgere un ruolo strategico nell'aprire nuovi territori ideali e concreti verso l'Oriente per uscire dalla strettoia di un Europa avvitata in un occidentalismo esausto e costretta in vincoli tenico-finanziari le cui conclamate virtù si fanno minaccia per le vite vere dei cittadini. Inoltre, la scelta di una città magica, anche se gravata da forti criticità, come proprio centro culturale, rappresenta un'ulteriore opportunità per l'Europa di confrontarsi con la sua variegata e molteplice realtà per attivare tutte le proprie energie progettuali anche le più scomode e problematiche.
Non saranno regole asettiche che distribuiscono i voti di buona condotta a fertilizzare un'Europa realmente unita, ricca di tutte le sue potenzialità, ma il coraggio del confronto con le contraddizioni e le dinamiche più ardite.
Ecco perché la scelta di Palermo come capitale della cultura 2019, è una scelta lungimirante.


Moni Ovadia L'Unità - Voce d'Autore del 06/07/2013

 

 

   
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