Gli eredi dei ragazzi di Salò
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Eccoli qua di ritorno i baldi ragazzi nazifascisti, i nipotini mai redenti dei bravi ragazzi di Salò, i pupilli di zio Alemanno tanto coccolati dalla commozione di politici bipartisan assetati di riconciliazione revisionista. Non ci stancheremo mai di ripetere che la riconciliazione fu voluta e proposta all'indomani della fine del secondo conflitto mondiale, nella forma di una vasta amnistia, dall'allora guardasigilli, il comunista Palmiro Togliatti. Togliatti non solo mandò liberi i fascisti, ma permise loro di ritornare alla vita civile e politica garantiti da una Costituzione generata dalla resistenza antifascista. Se avessero vinto i bravi ragazzi di Salò, quelli come me sarebbero passati per i camini, gli oppositori sarebbero stati passati per le armi o rinchiusi in amene località turistiche di qualche lager. Ora, dopo l'ultimo episodio ributtante episodio di antisemitismo avvenuto a Napoli scoperto dalle indagini dei carabinieri, molti politici della destra mostreranno il viso indignato ed addolorato, si produrranno in manifestazioni di esecrazione pubblica con toni melodrammatici:" Che orrore, progettare di violentare una ragazza ebrea, pianificare l'incendio di un negozio israelita!". E, una volta di più, avremo come viatico, il trionfo dell'ipocrisia. Per l'ennesima volta non si andrà alla radice della mala pianta: la connivenza, la benevolenza o l'indifferenza di vasta parte della classe politica e non solo della destra berlusconiana, nei confronti della sottocultura nazifascista e di tutte e sue declinazioni pseudo folkloriche di cui fa parte anche il razzismo negli stadi. Anche non pochi esponenti del centro-sinistra hanno strumentalmente sottovalutato l'indisturbato fiorire e rifiorire delle culture razziste, xenofobe e antisemite. Hanno accettato per quieto vivere la celebrazione di veri e propri sabba revisionisti nei salotti conniventi della televisione di stato. Hanno tollerato le più infami calunnie contro i partigiani che hanno dato le loro vite perché noi vivessimo liberi in una democrazia mentre dichiarati fascisti ed antisemiti avevano accesso al parlamento repubblicano. Da ultimo, hanno lasciato che l'istituzione il Giorno del Ricordo diventasse il campo di battaglia del revanscismo filofascista e hanno compiuto l'opera demolitiva della cultura antifascista che aveva preso l'avvio con la rimozione dal corso degli studi scolastici della materia di Educazione Civica che aveva il compito di formare i nostri giovani nella conoscenza consapevole della Costituzione. Adesso ci facciano la birra con la loro finta indignazione pelosa. Non ne abbiamo bisogno. Ciò di cui abbiamo bisogno è che l'antifascismo ritorni al centro del nostro sistema di valori.

Moni Ovadia - L'Unità  -  13/01/2013

 

 

 

 

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